Susanna e Jryna, scappate dalla guerra: “Grazie Italia, ma vogliamo tornare presto a casa in Ucraina”
Fuori è quasi buio ed è ancora inverno, ma i bambini corrono nei pochi metri quadri di giardino senza giacca. Per loro, abituati alle rigide temperature dell’est Europa settentrionale, è già primavera, anche se di rinascita, per ora, non c’è traccia. Il cane abbaia al nostro arrivo e Jryna, la padrona di casa, lo mette a tacere, scusandosi per il caos: "Con dodici persone in un solo appartamento è impossibile tenere in ordine". La villetta a schiera nella bassa pianura bresciana, in realtà, è pensata per una sola famiglia, quella di Jryna e Andriy, che 25 anni fa sono arrivati in Italia dall’Ucraina: "Ci siamo conosciuti da emigrati e ci siamo sposati. Qui viviamo con i nostri figli", raccontano a Fanpage.it in perfetto italiano.
Non ce lo aspettavamo
In questi giorni, però, la loro casa è diventata il rifugio di altre due donne con i loro bambini. Susanna e Jryna (anche lei) sono arrivate domenica notte dall'Ucraina insieme ai piccoli Yllra, Denis ed Evelina. La mattina del 24 febbraio si sono svegliate con la guerra, hanno raccolto le poche cose che potevano e sono scappate da Leopoli. "Sono andata a letto la sera prima pensando che mi avrebbe aspettata un giorno come gli altri – dice Susanna, ancora visibilmente provata -, credevo che Russia e Ucraina avrebbero trovato una soluzione civile per superare lo scontro, perché siamo nel XXI secolo e non era questo il modo di fare". Anche Jryna è stata presa alla sprovvista: "Non mi aspettavo che le cose precipitassero così, fino all’ultimo sono rimasta nella mia città".
Svegliarsi con la guerra
Invece il 24 febbraio il dramma entra nelle loro case senza bussare. "Quella mattina mio marito mi ha svegliata e mi ha detto: ‘È iniziata la guerra' – ricorda Susanna -. Abbiamo deciso subito che sarei andata via con i bambini, ma prima c’erano delle faccende da sbrigare: fare scorta di alimentari, di acqua e preparare le cose per il viaggio… Avevo la testa completamente svuotata, non riuscivo a credere che stesse accadendo sul serio".
Nel frattempo, a Dello, provincia di Brescia, Andriy, che fa il saldatore, si sta mettendo in macchina per andare al lavoro: "Erano le 6.30 e partivo con il buio come ogni mattina, ma sulla strada ho ricevuto la chiamata di mio figlio: ‘Papà, i nostri parenti stanno scappando, dobbiamo andare a prenderli in Polonia'. Ho fatto inversione alla prima rotonda, sono tornato a casa a prendere mio figlio e siamo partiti subito. Senza pensare nemmeno a portarci vestiti pesanti".
Un viaggio di dolore e solidarietà
Alle 7 di sera Susanna si mette in macchina con i figli Yllra, di 12 anni, e Denis, di 2. "Solo nel partire ho iniziato ad avvertire un forte senso di paura, che ancora non è svanita. Il viaggio è stato molto faticoso, ore di macchina in coda per superare la frontiera, faceva freddo e non potevamo tenere il riscaldamento acceso con la macchina ferma". Per fortuna tante persone hanno alleviato la sofferenza di quelle ore: "Abbiamo avuto un’accoglienza straordinaria già a partire dall’ingresso in Polonia, lì ci siamo fermati da una nostra amica Yvona, che insieme ai suoi vicini ci ha preparato la cena e ci ha dato vestiti puliti per i bambini". La casa di Yvona dista qualche chilometro dalla frontiera e da lei arrivano anche Jryna con sua figlia, pronte a partire insieme ad Andriy per l’Italia: "Alla fine – commenta Susanna – è stato un viaggio di dolore, ma anche di solidarietà". "È vero – aggiunge Jryna -, non ci hanno fatto mancare nulla", ma lei, al contrario della connazionale, fatica a parlare. Sta al telefono, dove, ci spiega, è in contatto costante con il marito, rimasto in Ucraina come quello di Susanna. I due uomini hanno aderito alla squadra di vigilanza del territorio e fanno turni di 3-4 ore al giorno per proteggere la città.
Jryna: Voglio tornare a casa
"Voglio tornare a casa il prima possibile, appena tutto finisce io torno in Ucraina", dice Jryna, ragazza dai capelli neri e la pelle bianchissima. Anche Yllra, 12 anni, lo desidera tanto: "Piange ogni giorno perché è lontano dal suo papà – spiega Susanna -. I primi giorni gli tremavano costantemente le mani, ormai sa leggere bene e cerca le notizie su internet. Pure il piccolo a volte piange, a lui ho detto che siamo in vacanza dai parenti, ma credo che percepisca che qualcosa è cambiato per sempre".
Jryna e Susanna hanno ricevuto un appartamento dal Comune di Dello e potranno soggiornare per tutto il tempo necessario, ma resta un’abitazione, non una casa: "Mi manca casa mia – afferma Susanna con un filo di voce -, mi sono portata pochissime cose, tra cui gli album con le foto dei miei cari, non so se li rivedrò".
Andriy, ucraino a Brescia: La mia bandiera ha cinque colori
"Non avevo molti dubbi che accadesse – commenta Andriy seduto al tavolo del soggiorno -, anzi, ero talmente sicuro che nelle scorse settimane avevo fatto per due volte in quattro giorni il biglietto aereo ai miei genitori. Volevo che venissero qui e si mettessero in salvo, ma hanno rifiutato: sono anziani e non riescono a lasciare la loro terra". Andriy, invece, di terre ne ha due: "In Ucraina sono cresciuto e ho trascorso la mia giovinezza, ma l’Italia mi ha dato lo slancio per andare avanti e avere una vita migliore. In pratica la mia bandiera ha cinque colori: il giallo e il blu dell’Ucraina e il bianco, il rosso e il verde dell’Italia".