Superbonus, versano 140mila euro d’anticipo per i lavori, ma l’azienda abbandona il cantiere: “Ora siamo in affitto”

La triste vicenda di una famiglia del Comasco: “Avevamo comprato un immobile da ristrutturare con gli incentivi del superbonus, ma l’impresa edilizia ci ha poi comunicato di non poter più accedere ai crediti bancari e ha abbandonato il cantiere dopo che avevamo anticipato una grossa somma di denaro”.
A cura di Chiara Daffini
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Simone Argenti, sulla porta della "casa dei sogni" in cui lui e la famiglia non hanno ancora potuto entrare
Simone Argenti, sulla porta della "casa dei sogni" in cui lui e la famiglia non hanno ancora potuto entrare

A giugno 2022 la famiglia Argenti, residente nel Comasco, realizza il sogno di acquistare una grande casa dove far crescere le due figlie ancora minorenni e dove riunire parenti e amici.

Si tratta di una villa singola circondata da giardino: un immobile completamente da ristrutturare, che gli Argenti riescono a permettersi soprattutto grazie all'opportunità offerta dagli incentivi del superbonus. "Senza quello – precisa a Fanpage.it Simone Argenti -, non avremmo mai potuto affrontare un passo simile".

Lavori a singhiozzo

"Dopo che abbiamo selezionato l'impresa edilizia che avrebbe proceduto alla ristrutturazione – spiega Argenti -, i lavori sono iniziati a luglio del 2022. Ovviamente per sostenere le spese di acquisto dell'immobile nel frattempo avevamo venduto la casa di proprietà dove vivevamo, con l'accordo tra noi e l'acquirente che l'avremmo lasciata libera entro un anno".

Ma qualcosa va storto. "I lavori procedevano a rilento e a novembre 2022 l'impresa ci convoca dicendo che la monetizzazione dei crediti derivanti dallo sconto in fattura che ci avevano effettuato per le opere realizzate fino a quel momento purtroppo non era più possibile, perché le banche di fatto avevano chiuso i rubinetti".

In attesa che la situazione si sblocchi, l'impresa, per poter continuare i lavori, chiede agli Argenti di anticipare una quota, da detrarre poi nel saldo finale per le opere rientranti nell'incentivo di ristrutturazione 50 per cento: "Per due fatture da 160.000 euro, anticipiamo 80.000 euro", ricorda Simone.

Ma tre mesi dopo si arriva a un altro stop. "A febbraio 2023 – continua Argenti – l'impresa ci comunica nuovamente l'impossibilità di portare avanti le operazioni di ristrutturazione, per lo stesso motivo della volta precedente. Passavo ogni giorno in cantiere e vedevo la presenza a singhiozzo della forza lavoro: mancando solo alcuni mesi al momento di dover lasciare la casa in cui stavamo vivendo, la preoccupazione iniziava a salire, soprattutto per le mie figlie".

Per questo la famiglia accetta di anticipare altri 60mila euro per i serramenti: "Con quella cifra – dice Simone – pensavamo che finalmente la casa nostra sarebbe stata pronta in breve tempo".

Purtroppo però non va così: "Continuavo a sollecitare l'impresa, ma a maggio ancora non si vedevano i serramenti – ricorda – per questo decido di chiamare direttamente l'azienda a cui ci eravamo rivolti per la fornitura degli stessi e il proprietario mi risponde che lui non aveva prodotto nessun tipo di serramento perché non era possibile farlo fino al completamento di opere che sul nostro immobile non erano ancora state eseguite".

L'abbandono del cantiere

Gli Argenti non possono fare altro che rivolgersi a un avvocato, Giorgio Lobianco, il quale consiglia loro di chiedere, inviando una pec, la sospensione provvisoria del mandato al direttore dei lavori e all'impresa la contestuale messa in sicurezza del cantiere, in modo da poter svolgere una perizia sullo stato dell'arte delle opere in fase di realizzazione.

"Questo – precisa Argenti – non significava bloccare i lavori, che anzi avevamo bisogno proseguissero in maniera celere, era una prassi dettata dalla necessità di verificare quanto era stato fatto e quanto si stava facendo e avrebbe dovuto comportare solo una temporanea sospensione delle operazioni".

Ma l'impresa edile non ci sta: "Dopo due giorni dalla pec hanno levato il ponteggio e abbandonato il cantiere – racconta Simone -, motivando questa mossa con la sospensione del mandato al direttore dei lavori. Eppure, nonostante il direttore dei lavori fosse il figlio del proprietario dell'impresa edile, formalmente si tratta di due figure separate, per cui da parte nostra non era stato inibito l'operato dell'impresa. Anzi, abbiamo poi cercato attraverso il nostro avvocato di trovare in tutti i modi un accordo perché riprendessero le operazioni, ma non c'è stato niente da fare".

Il ricorso in Tribunale

Esasperati, gli Argenti presentano un ricorso al Tribunale di Como, il quale nel febbraio del 2024 dà il via a un'attività di perizia i cui esiti saranno depositati entro il 30 settembre.

"Sicuramente – commenta Simone Argenti – ci siamo scontrati con due criticità. La prima derivante da tutte le modifiche che dal luglio 2020, quando è nato questo superbonus, fino al 31 marzo 2024, si sono susseguite. Questo ha generato una serie di problemi rispetto alla possibilità di monetizzare i crediti per le imprese e, di conseguenza, per i soggetti privati come noi".

"La seconda criticità – osserva ancora Argenti – è stata aver avuto a che fare con un'impresa che non ha eseguito i lavori a regola d'arte e che forse pensava di riuscire a gestire un cantiere con tutte le opere di superbonus e ristrutturazione senza invece essere strutturata per farlo".

La vita sospesa

"Siamo assolutamente demoralizzati, siamo arrabbiati, siamo delusi – afferma Simone -. Per ora abbiamo trovato una soluzione di emergenza in un appartamento in affitto, dignitoso, ma sicuramente non l'immobile di proprietà dove eravamo abituati a vivere e che abbiamo venduto perché quella villetta doveva essere la casa dei nostri sogni".

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