Sua figlia muore prima di nascere, padre dà un pugno in faccia al primario: condannato a un anno
Il 3 gennaio del 2019 Marta è morta asfissiata dal cordone ombelicale nel pancione della sua mamma Nicoletta al termine della gravidanza. Ricevuta la notizia, papà Antonio è andato su tutte le furie. Ha iniziato a urlare, a tirare calci agli sgabelli, a strappare la tastiera di un computer del pronto soccorso ginecologico dell'ospedale Maggiore di Cremona.
Quando è arrivato anche il primario Aldo Riccardi per capire cosa stesse accadendo, l'uomo gli ha rifilato un pugno in faccia che è costato al dottore sette giorni di prognosi per trauma facciale e occhiali da vista rotti. Ora, quattro anni più tardi, il 42enne che quel giorno perse una figlia è stato condannato a un anno di reclusione, con pena sospesa, e al pagamento di un risarcimento pari a 20 mila euro.
Il racconto del primario
"Stavo raggiungendo il pronto soccorso ginecologico e ho sentito delle urla", ha ricordato Riccardi, "quando sono arrivato mi sono presentato, ho chiesto cosa era successo". Come riportato dal Corriere della Sera, A chiamare il primario era stata l'ostetrica, preoccupata per la reazione di quell'uomo. Ad Antonio, 42enne camionista ora senza lavoro, aveva comunicato che sua figlia Marta è morta prima di nascere, asfissiata dal cordone ombelicale.
"Improvvisamente lui mi si è parato davanti e mi ha tirato un pugno in faccia, facendomi cadere gli occhiali. Non ho reagito", continua Riccardi, "il mio unico pensiero era di mettere in sicurezza il personale, che era terrorizzato, ci siamo rifugiati nel reparto, ho ordinato di chiudere le porte, anche per tutelare le pazienti". Poco dopo sono arrivati quattro agenti di polizia che hanno provveduto a calmare Antonio.
Il risarcimento di 20mila euro
Al processo, il 42enne si è scusato per "lo schiaffo" dato al primario: "Ho perso la ragione in quel minuto e mezzo, mi sono salite tutte le emozioni". Incensurato, giovedì 11 maggio è stato condannato a un anno di reclusione, con pena sospesa, per lesioni cagionate al primario, violenza privata, danneggiamento e per aver sottratto la cartella clinica.
Sebbene fosse incensurato, non gli sono state riconosciute le attenuanti generiche. "Nei luoghi pubblici bisogna mantenere il controllo", ha detto il giudice. Il 42enne, inoltre, dovrà risarcire con 15mila euro il capo di Ginecologia, parte civile attraverso l'avvocato Luca Curatti, e con 5mila euro il danno d'immagine arrecato all'Ordine dei medici di Pavia. "Siamo soddisfatti", ha commentato l’avvocato Massimiliano Caffetti, "è un precedente importante per l’Ordine che si occupa della tutela e della libertà della professione medica, tutela il prestigio e l’onorabilità della categoria e dell’Ordine stesso".