Su quali punti si concentrerà il nuovo processo per l’omicidio di Carol Maltesi: cosa rischia Davide Fontana
Martedì 10 settembre, la Corte di Cassazione, il terzo grado di giudizio in Italia, ha messo in discussione parte della sentenza della Corte d'Assise d'Appello nel processo a carico di Davide Fontana, il 43enne bancario che, nel gennaio del 2022, ha ucciso Carol Maltesi, sua ex compagna. Entrambi appartenevano al mondo del porno amatoriale. La 26enne fu inizialmente aggredita con colpi di martello alla testa e successivamente le fu tagliata la gola. Il cadavere, smembrato in 15 pezzi, fu ritrovato lungo una scarpata in provincia di Brescia. La Corte di Cassazione ha messo in discussione la premeditazione, ossia il fatto che l'omicidio di Maltesi fosse stato pianificato con anticipo.
La ricostruzione dell'omicidio e la confessione di Fontana
Carol Maltesi è stata uccisa verso la metà di gennaio del 2022. L’omicidio è avvenuto nella sua abitazione a Rescaldina, in provincia di Milano, in circostanze brutali. Il suo vicino di casa ed ex fidanzato, Davide Fontana, un bancario di 43 anni con cui aveva avuto una relazione interrotta dalla donna, confessò l'omicidio agli inquirenti il 29 gennaio 2022. L'uomo avrebbe commissionato, con un profilo falso creato da lui stesso, un filmino hard alla ragazza. Dopo averla legata a un palo per la lap dance con sacchetto in testa, iniziò a colpirle il capo con un martello, intento ad ucciderla. Solo in un secondo momento le tagliò la gola.
I resti della donna, il cui corpo fu smembrato, furono ritrovati casualmente lungo una scarpata a Paline, vicino a Brescia. Nonostante il cadavere fosse in pezzi, i numerosi tatuaggi che la donna aveva in varie parti del corpo furono decisivi per il riconoscimento.
I tre gradi di giudizio
La richiesta di rito abbreviato avanzata dal legale di Fontana, Stefano Paloschi, fu respinta dal giudice (il Gip di Busto Arsizio) poiché l'omicidio era aggravato dalla premeditazione e dalla crudeltà, elementi che potevano portare all'ergastolo. Il processo contro Davide Fontana ha seguito diverse fasi: in primo grado, nel giugno del 2023, l'imputato fu condannato a 30 anni di carcere dal Tribunale Ordinario di Busto Arsizio, poiché non furono riconosciute alcune aggravanti, come la premeditazione, la crudeltà e futili motivi. Successivamente, il 21 febbraio 2024, la Corte d'Assise d'Appello di Milano, nel secondo grado di giudizio, accolse la richiesta dell'accusa, riconoscendo la premeditazione e condannando Fontana all'ergastolo, ma per motivi differenti rispetto a quelli indicati dalla Procura, tra cui la maliziosità nell'introdurre il martello in casa della donna e l'aver creato le condizioni per cui la vittima non era in grado di difendersi.
Fontana rischia la conferma dell'ergastolo
La vicenda non è conclusa: la Cassazione ha disposto un nuovo processo d'appello per riesaminare l'aggravante della premeditazione. L'accusa continuerà a far valere le sue motivazioni, rimarcando i macabri dettagli con i quali è stato compiuto l'omicidio. In particolar modo, l'utilizzo del martello, utensile poco consono da adoperare nei contenuti pornografici. Sempre secondo la Procura, Fontana avrebbe contribuito a depistare le indagini, avendo utilizzato il telefono della vittima inviando messaggi ai suoi parenti. Infine, avrebbe anche pagato, sempre con l'ausilio del cellulare di Carol, l'affitto mensile del suo appartamento, cercando di far credere che la scomparsa della ragazza fosse in realtà un allontanamento volontario.
Invece, per la difesa, questi non sarebbero elementi consoni per determinare la premeditazione dell'omicidio. L'udienza bis non potrà avvenire prima di 30 giorni dal pronunciamento della Cassazione. Qualora venisse confermata l'aggravante della premeditazione, verrebbe confermata la pena massima: l'ergastolo.
In Italia, l’ergastolo è la pena detentiva prevista per i reati più gravi, come omicidio, strage o atti di terrorismo. Sebbene preveda la detenzione a vita del criminale, esistono meccanismi giuridici che ne consentono l’attenuazione. Dopo aver scontato almeno 26 anni, il condannato può richiedere la libertà condizionale, che consente di concludere la pena in regime di libertà vigilata, ma solo se ha dimostrato un comportamento esemplare e si è redento