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Stupro di gruppo nel motel, gli arrestati: “Lei consenziente, l’avevamo pagata”

Così si difendono davanti al gip i tre uomini arrestati con l’accusa di aver violentato e seviziato per dodici ore una ragazza conosciuta in discoteca, e portata in un motel di Cornaredo.
A cura di Francesca Del Boca
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Foto di repertorio
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"Era consenziente, l'avevamo pagata". Così si difendono davanti al gip i tre uomini arrestati con l'accusa di aver violentato e seviziato per dodici ore una ragazza conosciuta in discoteca, e portata in un motel di Cornaredo. Una prestazione sessuale a pagamento, concordata in anticipo all'interno del locale.

L'incontro in discoteca a Milano

Peccato che le premesse dell'accordo, a giudicare dal racconto della vittima, fossero ben diverse. Mille euro di compenso, una camera da favola all'interno di un hotel cinque stelle lusso del centro di Milano, una notte di sesso: "Ti sposo, devi stare solo con me, sono il capo del paese", le dice quella sera uno dei tre, Xhentjan (detto Jack) Agaraj, albanese, 23 anni. 

È in una discoteca di corso Como a Milano che incontra la ragazza, 23 anni, originaria di Haiti: è stata chiamata al tavolo dal giovane e dal suo gruppo, "albanesi che mostravano di avere molti soldi". E che spendono duemila euro solo in champagne: ufficialmente per un compleanno, in realtà per festeggiare la scarcerazione di "Jack" per stalking nei confronti dell'ex fidanzata.

Così il giovane, per coronare la serata, e propone di trascorrere il resto della notte insieme. Lei accetta.

La notte dell'orrore dentro il motel di Cornaredo

L'hotel cinque stelle lusso si rivela presto però uno squallido motel di periferia nell'hinterland milanese. E la notte di passione a due si trasforma in un vero e proprio stupro di gruppo: insieme al 23enne si presentano infatti anche il fratello 21enne Alvardo (che potrebbe essere il responsabile dell'omicidio di un uomo che aveva infastidito la sua compagna in un bar di Cornaredo) e il cugino 29enne Alfiol Quku, incensurato. 

"Hanno esagerato parecchio con la violenza nei miei confronti, ma loro non ne volevano sapere e anche con la forza mi costringevano", raccontò poi lei. Morsi, calci, schiaffi, sputi. Fino al primo pomeriggio del giorno seguente. "Mi stavano addosso come se fossi un animale, mi insultavano, mi hanno più volte preso per il collo facendomi mancare il fiato, mi hanno insultato con epiteti razzisti, deriso e chiamato putt…".

L'intervento dei carabinieri e il silenzio della vittima

Una notte dell'orrore, che a un certo punto sembra avere una fineAlla camera del motel infatti, secondo la testimonianza della giovane, a un certo punto bussano due carabinieri, chiamati a intervenire per i rumori che provenivano dalla stanza.

Salvezza? No: i militari si limitano ad annotare le identità dei tre, che in un primo momento si nascondono in bagno. Sotto silenzio della giovane. "Ero stata costretta con le minacce a non dire niente". Tant'è che, una volta chiusa la porta, ripartono da capo le violenze. Denunciate il giorno dopo dalla ragazza stessa, giunta in lacrime in caserma.

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