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Studentessa spiata per anni dal proprietario di casa: aveva messo telecamere anche in bagno

Un uomo di 43 anni è a processo con l’accusa di aver spiato per anni, mediante telecamere nascoste installate anche in bagno, la sua coinquilina, una ragazza di 23 anni.
A cura di Francesco Loiacono
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(Immagine di repertorio)
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Immaginate di essere spiati per anni in casa vostra, anche nei momenti più intimi. È ciò che, secondo il suo racconto, è capitato a una ragazza oggi 23enne, una ex studentessa dell'Università Cattolica che ha denunciato il suo ex proprietario di casa, oggi 43enne. Stando alla denuncia formalizzata dalla ragazza, l'uomo l'avrebbe spiata per anni attraverso telecamere nascoste installate in diversi ambienti dell'abitazione in cui aveva subaffittato una stanza, nel quartiere Villapizzone a Milano.

La vicenda, riportata dalla testata "Milanotoday", risale al 2019. A quel periodo risale la scoperta da parte della ragazza di telecamere installate sia nella sua stanza sia nel bagno. La presenza di un occhio indiscreto in camera era stata già notata dalla giovane, ma il proprietario di casa le aveva detto che si trattava di un antifurto non più funzionante. Per caso, però, entrando in camera del proprietario, la giovane aveva visto su un monitor le immagini "in diretta" della sua stanza. A quel punto era andata a denunciarlo e la polizia, durante una perquisizione, aveva sequestrato all'uomo un computer e altri dispositivi elettronici sui quali, a quanto pare, erano immagazzinate immagini piuttosto inequivocabili.

Il proprietario di casa è a processo

Dal 2019 le indagini sono andate avanti e il 43enne è oggi a processo per "interferenze illecite nella vita privata", un reato che prevede una pena da sei mesi a quattro anni di reclusione. Il 43enne aveva offerto un risarcimento di duemila euro all'ex studentessa, difesa dall'avvocato Andrea Possenti, rifiutato però sia dalla vittima sia dal pubblico ministero. A quel punto l'uomo ha scelto il rito abbreviato, che comporterà la possibilità di ottenere lo sconto di un terzo della pena in caso di condanna.

Il processo è adesso aggiornato al prossimo 3 marzo, quando un consulente tecnico d'ufficio giurerà davanti al giudice. La decisione di nominare un esperto è stata presa per verificare non solo che tra il materiale sequestrato all'uomo vi siano immagini che ritraggono la studentessa, ma anche che il 43enne non le abbia poi diffuse a terzi: in quel caso la posizione dell'uomo si aggraverebbe notevolmente.

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