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Studentessa spiata dal proprietario di casa: “Ripresa per due anni sia in camera che in bagno”

Una studentessa ha scoperta di essere stata spiata in casa sua. C’erano le telecamere in bagno e in stanza e il suo proprietario vedeva i filmati in camera sua: “Lei è entrata nella stanza e ha visto la sua camera filmata”, ha raccontato a Fanpage.it, l’avvocato della 23enne, Andrea Possenti.
A cura di Ilaria Quattrone
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È stata ripresa per due anni in quello che credeva essere un posto sicuro: la sua casa. Vittima di questo episodio è una ex studentessa dell'Università Cattolica, una ragazza di 23 anni alla quale era stata affittata una stanza nel quartiere Villapizzone a Milano. A visionare quei filmati è stato il suo proprietario di casa, un uomo di 43 anni. Tutto è accaduto in un giorno del 2019 quando proprio il 43enne le aveva chiesto di entrare nella sua stanza per aiutarlo con una traduzione: "Lei è entrata nella stanza e ha visto la sua camera filmata", ha raccontato a Fanpage.it, l'avvocato Andrea Possenti, legale della vittima.

La scoperta delle telecamere

Dopo aver fatto la scoperta, la 23enne ha telefonato a un amico e insieme hanno ispezionato la stanza della ragazza. Proprio lì hanno trovato una telecamera che era visibile. Alla sua richiesta di spiegazioni, l'uomo le ha detto che quella "era una telecamera di sicurezza installata dai vecchi inquilini e che non era funzionante. Lei ci ha creduto. Ha però coperto l'obiettivo – spiega ancora a Fanpage.it l'avvocato – ma successivamente lui ha tolto la copertura". Un'altra telecamera si trovava dentro un faretto del bagno. Dopo aver scoperto tutto, la 23enne è andata dal suo attuale avvocato e poi dalla Questura: "La polizia è intervenuta immediatamente. Sono stati veramente tempestivi e l'hanno assistita".

La prossima udienza sarà il 3 marzo

La polizia ha poi sequestrato il materiale che adesso sarà visionato da un tecnico per appurare se, oltre a guardare i video in diretta, quei filmati siano stati registrati: "Anche qualora lui non l’avesse registrata – ha detto sempre il legale a Fanpage.it – il reato c’è comunque perché il reato si concretizza anche quando solo “vedo, ma non registro". Il 43enne non ha giustificato in alcun modo quanto fatto: "Ha offerto un risarcimento di duemila euro, che in parte era per la vittima". Il risarcimento è stato però rifiutato. Adesso la prossima udienza si svolgerà il 3 marzo: "Adesso sono state richieste ulteriori perizie e verifiche sul materiale che saranno effettuate da un tecnico. Le perizie serviranno per capire se ci sono registrazioni o meno".

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