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Strage piazza Fontana, 53 anni fa moriva l’anarchico Pinelli: “Continuare a chiedere verità”

La notte tra il 15 e il 16 dicembre del 1969 l’anarchico Giuseppe Pinelli morì in circostanze misteriose cadendo da una finestra della Questura di Milano. Ci entrò poche ore dopo la strage di piazza Fontana come sospettato: solo dopo anni si sapranno i veri nomi dei responsabili della bomba. Per una delle figlie del ferroviere anarchico, Silvia, il padre “fu ucciso nel momento in cui entrò nei locali della questura”. Il Comune di Milano lo ha ricordato con una targa come “la 18esima vittima di piazza Fontana”. A distanza di 53 anni la segretaria del Pd di Milano Silvia Roggiani scrive: “Ricordarlo significa continuare a chiedere verità su una pagina drammatica della nostra storia moderna”.
A cura di Giorgia Venturini
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Cinquantatré anni di silenzi e misteri. Di accuse ingiustificate e di verità nascoste. Perché a distanza di tempo dalla morte di Giuseppe Pinelli tanti restano i dubbi e poche le certezze: quello che si sa è che l'allora 41enne anarchico entrò nella Questura di Milano il 12 dicembre del 1969 per morire la notte tra il 15 e il 16 dicembre, in circostanze mai chiarite, precipitando da una finestra della questura. Pinelli finì in manette poche ore dopo la strage di piazza Fontana dove morirono 17 persone e rimasero ferite altre cento per un'esplosione all'interno della Banca dell'Agricoltura.

Per gli agenti di polizia i sospetti caddero subito sugli anarchici, in particolare su Giuseppe Pinelli e Pietro Valpreda: il primo morì tre giorni dopo, il secondo venne invece scagionato dalle accuse. Sarà poi la storia a fare emergere ben altri nomi e ambienti quali i veri mandanti della bomba di piazza Fontana: nel 2005 la Cassazione ha confermato che dietro la bomba all'interno della banca c'era il gruppo eversivo di estrema destra Ordine Nuovo, guidato da Franco Freda e Giovanni Ventura. Entrambi, nonostante la sentenza all'ultimo grado di giudizio, non vennero processati in quanto già irrevocabilmente assolti dalla Corte d'assise d'appello di Bari. Chi fisicamente mise la bomba, invece, resta uno dei tanti misteri italiani.

La figlia: Venne ucciso nei locali della Questura

Per la giustizia il caso di Pinelli venne archiviato con un secco "ucciso da un malore attivo": ma per Silvia, una delle due figlie, la versione dei fatti è un'altra: "Pino era un anarchico e una staffetta partigiana. Era un ferroviere che venne ucciso nei locali della questura di Milano – ha ribadito in un'intervista a Fanpage.it -. Fu ucciso nel momento in cui entrò quel 12 dicembre nei locali della questura e ne uscì, nella notte tra il 15 e il 16 dicembre". Da allora la famiglia di Pinelli ha sempre chiesto verità su quanto accadde veramente quella notte.

Pd: Ricordarlo significa continuare a chiedere verità

Per il Comune di Milano Pinelli è la 18esima vittima di piazza Fontana, tanto che lo scorso anno, quando si sono celebrati i cinquant'anni dalla strage, è stata posizionata una targa in piazzale Segesta sotto la casa in cui il ferroviere ha abitato con la famiglia. Lo ricorda anche la segretaria al Pd Silvia Roggiani sulla sua pagina Facebook: "Il sindaco di Milano Sala, a 50 anni dalla morte di Giuseppe Pinelli, ha fatto un gesto necessario. Assieme alla quercia rossa e alla targa in piazzale Segesta, sotto la casa del ferroviere anarchico, ha chiesto scusa a nome della città per i silenzi e le menzogne di cui l'uomo è stato vittima".

E poi ha aggiunto: "Milano, quindi, vuole ricordare la storia di Pino Pinelli, la diciottesima vittima di Piazza Fontana, entrato vivo e uscito morto tre giorni dopo dalla Questura, e non accetta revisionismi o riscritture rispetto a quello che accadde". Infine, ha concluso: "A 53 anni dall'attentato neofascista alla Banca dell'Agricoltura, vogliamo ricordare la storia di un uomo accusato ingiustamente per quella strage. Ricordarlo significa continuare a chiedere verità su una pagina drammatica della nostra storia moderna".

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