Strage di Samarate, Nicolò Maja: “Fino a quella notte è stato un bravo papà, ora l’ergastolo non basta”
"Provo sicuramente rabbia per ciò che ha fatto mio padre e incredulità per quello che è successo – dice Nicolò Maja, 24 anni, ai microfoni di Fanpage.it. – Ma non posso dire che, fino a quella notte, non sia stato un bravo papà, non ci ha mai fatto mai mancare niente".
Eppure Alessandro Maja, architetto d'interni con uno studio sui Navigli, nell'ultimo periodo prima del dramma era cambiato: "Notavo un po' di preoccupazione da parte sua per quanto riguarda il lavoro, – ricorda Nicolò – però, niente che facesse presagire a un evento del genere".
A riordinare i pensieri sul prima della strage sono anche i nonni materni di Nicolò, Giulio Pivetta e Ines Lusto, che da allora si prendono cura del nipote: "Mio genero non era certo un tipo loquace, – osserva Pivetta – ma i rapporti erano buoni".
Alessandro Maja diceva: "Sono un fallito"
I dubbi arrivano imponenti il sabato prima del duplice omicidio: "Continuava a parlare di un lavoro andato male al ristorante Gambero Rosso – dice Giulio -, gli chiesi se aveva fatto l'assicurazione sugli immobili personali e professionali, disse di no".
Più dura la moglie, mamma di Stefania: "Diceva di essere un fallito e ora lo è davvero, perché non è riuscito a realizzare il suo piano di togliere la vita a se stesso, poteva farlo e lasciare qui Stefania e Giulia".
"Era un narcisista, – continua Ines – la sua unica preoccupazione erano i soldi e una volta mi disse che non avrebbe mai vissuto in condizioni meno agiate di quelle a cui era abituato".
Secondo la suocera Alessandro Maja aveva progettato il gesto: "Mia figlia raccontò a un'amica di esserselo trovata davanti di notte, lei in quel periodo dormiva sul divano perché aveva preso il Covid".
Anche Giulia, secondo i racconti dei nonni, aveva notato qualcosa di strano: "Mentre mio marito l'accompagnava a tennis – riferisce Ines – Giulia disse che la sera prima il padre si era seduto sul letto accanto a lei e le aveva chiesto scusa".
La mattina dell'omicidio
"Quella mattina del 4 maggio del 2022 – ricorda Giulio – io e mia moglie eravamo a fare la spesa. Saranno state all'incirca le 9:30 e cercavamo di metterci in contatto con Stefania, che però non rispondeva né a casa né al cellulare".
"Non ci eravamo preoccupati, – dice ancora Pivetta – ma nel tornare verso casa abbiamo visto le volanti della polizia davanti al nostro ingresso. Nell'accostare il brigadiere mi ha fermato e mi ha detto ‘Lei è il signor Pivetta? È successa una cosa molto grave a Samarate".
Trascorrono minuti interminabili, arrivano l'ambulanza e il medico di famiglia, ai coniugi viene provata la pressione ma nessuno ha il coraggio di dire loro la verità.
"Fino a quando – spiega Giulio – è arrivato mio figlio Mirko, aveva una faccia sconvolta e il brigadiere gli ha detto ‘Dai Mirko, dillo tu ai tuoi".
"Prima cosa – le parole di Mirko riportate a Fanpage.it dal padre – Stefania non c'è più. Seconda cosa: anche Giulia non c'è più. E Nicolò è in condizioni gravissime all'ospedale di Varese".
"Guardavo verso la porta in cerca di mia madre"
Giulio non riesce a entrare nella sala dell'obitorio per il riconoscimento dei cadaveri, ma il medico presente gli assicura che "Sono passate dal sonno alla morte".
"Il pensiero successivo – dice Pivetta – è stato per Nicolò: pur con la rabbia e il dolore siamo andati tutti i giorni, per più di quattro mesi, in ospedale da lui".
Nicolò resta in coma per settimane e al suo risveglio non ricorda nulla. "Quando entravano i miei nonni guardavo verso la porta in cerca di mia madre".
Con il migliorare delle condizioni fisiche e il trasferimento in corsia, arriva il momento della verità: "C'erano quattro dottoresse – racconta Giulio – più io e mia moglie. Gli dissero ‘ Nicolò, tuo padre ha fatto una cosa molto brutta a tua madre e a tua sorella e ti ha ridotto così".
"Col tempo – continua – mio nipote ha capito che la mamma e Giulia erano morte per mano di suo papà, non poteva parlare, scriveva a fatica e ho ancora il foglio con le sue parole impresse: ‘Non posso credere che abbia fatto una cosa del genere'".
La nuova vita di Nicolò
Nicolò vive a casa dei nonni, in provincia di Varese, e migliora grazie alla fisioterapia e all'affetto di amici e parenti, anche se ancora non è arrivato il momento di riprendere gli studi.
"Sono sempre stato appassionato di aerei e avevo preso il brevetto a dicembre 2021 – racconta a Fanpage.it -, è un amore nato da piccolo grazie al film Pearl Harbor".
Ma ci sono altri sogni nel cassetto: "Mi piacerebbe andare a vedere una partita del Palermo e assistere a una gara di Foruma Uno a Monza", dice il ragazzo.
Ma uno è l'obiettivo che lo fa andare avanti: "Voglio una vita normale, come tutti".
"Non so se perdonerò mio padre"
"Non ho paura di lui – assicura Nicolò -, non lo vedo come una persona pericolosa, ma non so se riuscirò mai a perdonarlo, vorrei almeno vedere il suo pentimento sincero".
Invece, per ora, pare che Alessandro Maja non l'abbia dimostrato: "Nelle lettere che mi scrive – dice Nicolò – fa come se nulla fosse successo".
"In qualche riga stringata chiede come sta il figlio – aggiunge Giulio – e per Natale gli ha scritto solo ‘Buon Natale, papi'. In compenso chiede soldi, duemila euro in contanti, alla moglie del padre e si ricorda a memoria l'iban".
Nel frattempo il processo che vede imputato per omicidio l'architetto Maja va avanti: "È difficile da dire – commenta Nicolò -, ma credo che l'ergastolo non sarebbe ingiusto, anche se non mi sentirei liberato da quella pena".
"L'ultima udienza (venerdì 17 febbraio, ndr) – rivela Giulio Pivetta a Fanpage.it – è andata che bisognerà aspettare fino al mese di maggio per dare tempo al medico di controllare se (Alessandro Maja, ndr) fosse pazzo o no".
"Vorrei sapere da lui – dice ancora il padre di Stefania – a chi si riferiva quando, dopo aver ucciso mia figlia e mia nipote con una mazza e un cacciavite, è uscito sul pianerottolo gridando ‘Li ho ammazzati tutti, bast**di‘".
"Mamma e Giulia mi hanno salvato"
"Spesso – si confida Nicolò – ripenso ai momenti belli con mia sorella, come quando cantavamo insieme in macchina. E mia madre era una mamma molto affettuosa, anche se apprensiva".
"La sera – dice – prima di andare a dormire parlo con loro, le ringrazio per tutto quello che hanno fatto per me quando erano in vita e per avermi salvato, perché io sono praticamente certo che siano state loro a salvarmi".
"Credo di aver perso anche il papà, – conclude – oltre a mia madre e a Giulia, ma vorrei che il mondo sapesse che donne fantastiche sono state".