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Stilista trovata impiccata, pubblico ministero chiede una nuova perizia a pochi giorni dall’udienza

A pochi giorni dall’udienza preliminare, fissata per il 6 luglio, il pubblico ministero ha chiesto una nuova perizia medico legale per cercare di sciogliere tutti i dubbi legati alla morte di Carlotta Benusiglio, la stilista trovata impiccata la notte del 31 maggio del 2016 a Milano. Da allora restano in piedi sia l’ipotesi di omicidio che di suicidio: a difendersi dalla prima accusa c’è l’ex fidanzato Marco Venturi.
A cura di Giorgia Venturini
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A cinque anni dal ritrovamento del corpo della stilista Carlotta Benusiglio sono ancora tanti i dubbi sulle cause della morte. Così il pubblico ministero Francesca Crupi ha chiesto al giudice per le indagini preliminari Raffaella Mascarino una nuova perizia medico legale. La richiesta di un nuovo test arriva qualche giorno prima l'udienza preliminare: il 6 luglio davanti ai giudici si presenterà Marco Venturi, quello che allora era il fidanzato di Carlotta, che si dovrà difendere dall'accusa di omicidio volontario. Il difensore di Venturi, Andrea Belotti, si è opposto alla richiesta sottolineando che una perizia nelle indagini ha già accertato che si trattò di suicidio.

Per l'accusa si tratta di omicidio

Cosa sia successo la notte del 31 maggio del 2016 sembra ancora un mistero. Nelle mani degli inquirenti di certo si sa che la stilista 37enne è stata trovata con la sciarpa avvolta attorno al collo a un albero nei giardini di piazza Napoli a Milano verso le 3.40 di mattina. Ancora oggi restano in piedi sia l'ipotesi di omicidio che quella di suicidio. Secondo l'accusa sarebbe stato l'ex fidanzato, che era con Carlotta quella stessa sera come dimostrano alcune immagini della telecamera, a uccidere la stilista. Già il precedente pubblico ministero Gianfranco Gallo, a cui era stato affidato il caso, aveva scritto che Venturi avrebbe "stretto al collo una sciarpa oppure il proprio braccio strangolandola e uccidendola per asfissia, per poi simulare una impiccagione subito dopo in piazza Napoli con lo scopo di conseguire l'impunità". Alla donna sarebbe bastata una lieve stretta al collo per morire dal momento che Carlotta soffriva della sindrome di Eagle, rara patologia che interessa la base del cranio e il collo. Una tesi che per il momento non è supportata da prove schiaccianti tanto che la Corte di Cassazione ha rigettato la richiesta di carcere per Marco Venturi perché mancano indizi che "conduce a un giudizio di alta probabilità di colpevolezza del Venturi" e quindi "non è stato provato ogni dubbio sulla sua responsabilità". Per questo finora i giudici hanno sempre creduto di più all'ipotesi del suicidio piuttosto che a quella dell'omicidio.

Carlotta vittima di atti persecutori

Per l'accusa, così come per la famiglia, invece quella notte si sarebbe consumato l'ultimo capitolo di una serie di atti persecutori iniziati nel 2014 e di cui Carlotta era vittima: "Venturi – secondo quanto Fanpage.it ha potuto leggere dalle carte – molestava la ex con telefonate e messaggi telefonici anche in orari notturni. Si recava ripetutamente sotto l'abitazione della stessa appostandosi per incontrarla e spiarne gli spostamenti, anche di notte. L'aggrediva sia verbalmente che fisicamente e la minacciava". L'ex fidanzato era arrivato persino a provocarle un trauma cranico nel gennaio del 2015. Venturi però si è sempre dichiarato innocente. Ora l'udienza preliminare del 6 luglio potrebbe portare a una svolta sul caso, ormai avvolto nel mistero da troppi anni.

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