Stilista trovata impiccata a Milano, resta libero il compagno accusato di omicidio
Resta in libertà il compagno accusato di aver ucciso Carlotta Benusiglio, la stilista trovata impiccata a un albero nei giardini di piazza Napoli a Milano nella notte del 31 maggio 2016. La Corte di Cassazione ha bocciato il ricorso presentato dalla Procura di Milano che ha chiesto di rivalutare la precedente decisione del Tribunale del Riesame i cui giudici – anche in questo caso – avevano rigettato la richiesta del carcere per il fidanzato Marco Venturi. Si tratta del terzo no al trasferimento in carcere per Venturi: il primo era arrivato dal giudice per le indagini preliminari circa un anno fa.
La stilista vittima di maltrattamenti
Quello che è successo la notte del 31 maggio 2016 resta ancora un mistero: per i giudici del Riesame, che si erano espressi lo scorso 16 ottobre, l'uomo non poteva essere incarcerato perché fino ad ora gli elementi in mano agli inquirenti lasciano pensare che si "sia trattato di suicidio". Decisione che non convince il pubblico ministero Gianfranco Gallo che sostiene l'accusa di omicidio: nelle carte della Procura il magistrato aveva svelato che Venturi "molestava l'ex compagna in modo da provocarle uno stato di ansia e un fondato timore per la propria incolumità. Costringendola ad alterare le proprie abitudini di vita, come cambiare casa". L'ex fidanzato era arrivato persino a provocarle un trauma cranico nel gennaio del 2015: dopo l'ennesima lite Venturi avrebbe trascinato fuori dall'auto Carlotta afferrandola per i capelli, prendendola a calci e causandole un trauma cranico e lesioni al timpano sinistro. "Venturi – secondo quanto Fanpage.it ha potuto leggere dalle carte – molestava la ex con telefonate e messaggi telefonici anche in orari notturni. Si recava ripetutamente sotto l'abitazione della stessa appostandosi per incontrarla e spiarne gli spostamenti, anche di notte. L'aggrediva sia verbalmente che fisicamente e la minacciava".
La famiglia non crede all'ipotesi del suicidio
Anche la famiglia, in questi quattro anni e mezzo, non ha mai creduto all'ipotesi del suicidio: quando in un primo momento la Procura voleva archiviarle il fascicolo per mancanza di prove, la sorella invece aveva chiesto di andare fino in fondo alle indagini. Le indagini poi nel dicembre 2017 erano passate nelle mani del pm Gianfranco Gallo che aveva disposto immediatamente la riesumazione del corpo scrivendo sul registro degli indagati per omicidio volontario aggravato il nome dell'ex fidanzato, che si è però sempre proclamato innocente. Sarà ora il giudice per le indagini preliminari a decidere se mandare a processo l'ex fidanzato della 37enne.