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Stilista trovata impiccata a Milano, dopo cinque anni il fidanzato a processo con rito abbreviato

Dopo cinque anni di indagini il prossimo 19 novembre inizierà il processo per Marco Venturi, il 45enne accusato di aver ucciso la fidanzata 31 maggio del 2016. Da allora si cerca la verità su quanto accaduto quella notte alla stilista Carlotta Benusiglio. L’imputato ha scelto il rito abbreviato per avere, in caso di condanna, uno sconto di pena di un terzo.
A cura di Giorgia Venturini
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Il prossimo 19 novembre si apriranno le porte del Tribunale per Marco Venturi, il 45 anni accusato di aver ucciso la fidanzata Carlotta Benusiglio la notte del 31 maggio del 2016. Il via al processo arriva dopo cinque anni dal giorno in cui Carlotta, stilista di 37 anni, è stata trovata impiccata con una sciarpa a un albero nei giardini di piazza Napoli a Milano e dopo che tre pubblici ministeri hanno indagato sui fatti. Cinque anni in cui si è seguita la pista investigativa sia del suicidio che dell'omicidio e così i tempi si sono allungati. Venturi ha scelto rito abbreviato che gli garantirebbe, in caso di condanna, una riduzione della pena di un terzo (dopo la legge in vigore del 2019 il giudicio abbreviato non è più ammesso per i delitti punibili con l'ergastolo, come i reati di omicidio aggravato). In aula il prossimo 19 novembre spetterà al pubblico ministero, mentre il 14 dicembre sarà la volta della difesa.

La richiesta di carcerazione per Marco Venturi era stata respinta tre volte

Un primo punto alla indagini era stato messo nel 2017 quando dopo pochi mesi il pubblico ministero aveva chiesto l'archiviazione per suicidio. "Ma chiunque avesse conosciuto Carlotta, sapeva che lei amava la vita e non avrebbe mai commesso un gesto simile", aveva detto fin da subito Giorgia Benusiglio, la sorella di Carlotta. Parole che anche oggi ha ripetuto a Fanpage.it commentando la notizia dell'inizio del processo. A non credere all'ipotesi del suicidio è stato anche il pubblico ministero Gianfranco Gallo che ha ripreso in mano le indagini: il magistrato aveva chiesto l'intervento della Cassazione impugnando la decisione del Tribunale che si era espresso il 16 ottobre del 2020 ritenendo di non incarcerare Venturi perché fino ad ora gli elementi in mano agli inquirenti lasciavano pensare che si "sia trattato di suicidio". Anche la Cassazione aveva ribadito che a carico dell'uomo mancavano gravi indizi di colpevolezza. La richiesta di arresto in questi cinque anni è stata respinta tre volte: Marco Venturi è stato dunque sempre indagato a piede libero.

Carlotta vittima di maltrattamenti da parte del fidanzato

Il fascicolo è poi passato in mano al pubblico ministero Francesca Crupi che dopo la chiusura delle indagini ha chiesto il rinvio a giudizio per omicidio per Marco Venturi. Secondo l'accusa, l'uomo avrebbe ucciso Carlotta "per futili motivi, con dolo d'impeto, stringendole al collo una sciarpa oppure il proprio braccio". Sia per il pm Gallo sia per il pm Crupi l'omicidio sarebbe stato l'ultimo capitolo di una serie di atti persecutori iniziati nel settembre del 2014 e finiti in tragedia del maggio 2016: "Venturi – secondo quanto Fanpage.it ha potuto leggere dalle carte – molestava la ex con telefonate e messaggi telefonici anche in orari notturni. Si recava ripetutamente sotto l'abitazione della stessa appostandosi per incontrarla e spiarne gli spostamenti, anche di notte; l'aggrediva sia verbalmente che fisicamente e la minacciava". L'ex fidanzato era arrivato persino a provocarle un trauma cranico nel gennaio del 2015: dopo l'ennesima lite Venturi avrebbe trascinato fuori dall'auto Carlotta afferrandola per i capelli, prendendola a calci e causandole un trauma cranico e lesioni al timpano sinistro. Le violenze erano poi continuate anche il giorno successivo. E ancora: a Pasqua del 2016 aveva molestato la ex minacciando un amico della donna di "mandargli un amico sotto casa a spaccargli le ossa". Venturi ha chiesto, poi confermato dal giudice, il rito abbreviato lo scorso luglio, nello stesso giorno in cui era stata rigettata la richiesta della Procura di Milano di una nuova perizia sulle cause della morte di Carlotta.

La sorella di Carlotta: Aveva denunciato Marco tre volte

Tutti maltrattamenti confermati a Fanpage.it anche dalla sorella Giorgia: "Carlotta aveva denunciato tre volte per violenza Marco. Ed era finita più volte in ospedale. Aveva paura, l'avevamo anche noi famigliari. Tutto è documentato nelle foto che Carlotta si scattava dopo un maltrattamento e che conservava in un file sul suo computer". Per questo la famiglia non ha mai creduto all'ipotesi del suicidio. Per questo quando scoprono che è stata accettata la richiesta del rito abbreviato è stato l'ennesimo duro colpo: "Speravamo non nello sconto di pena. Ora però è necessario ridare dignità a mia sorella. E questo sarà possibile con una sentenza di condanna", piega Giorgia. Che poi aggiunge: "In questi cinque anni non abbiamo potuto far altro che aspettare che la giustizia facesse il suo corso. Non possiamo dimenticare che mia sorella lo aveva denunciato già tre volte: denunciare è importante perché è come se adesso quelle denunce fossero la sua voce in tribunale". Infine conclude: "Mia sorella amava la vita. Quindi no, non si è suicidata".

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