Stilista impiccata a Milano, assolto l’ex fidanzato di Carlotta Benusiglio: “Suicidio, non stalking”
Quello di Carlotta Benusiglio fu "un suicidio". È stato per questo assolto in via definitiva Marco Venturi, accusato della morte dell'ex fidanzata la notte del 31 maggio 2016, quando la stilista 37enne fu trovata impiccata a un albero dei giardini pubblici di piazza Napoli a Milano.
La Corte di Cassazione, dopo l'udienza dello scorso maggio, ha deciso così di confermare la sentenza della Corte d'Assise d'appello che lo aveva assolto già in precedenza dopo la condanna in primo grado a sei anni, quando era stato ritenuto colpevole di aver causato la morte della compagna come conseguenza dello stalking a cui l'avrebbe sottoposta. Non un omicidio, come ipotizzato dall'accusa che in primo grado aveva chiesto 30 anni di reclusione, ma un suicidio indotto da continue vessazioni fisiche e psicologiche.
Le motivazioni della sentenza
Per i giudici, secondo quanto si legge nelle motivazioni della sentenza emessa l'8 maggio 2024, non ci sarebbe però "spazio per considerare il suicidio di Carlotta Benusiglio come una conseguenza non voluta ma comunque concausata dalla condotta dell'imputato, che peraltro non può nemmeno essere qualificata come "persecutoria". Anzi, il rapporto tra Venturi e Benusiglio, scrive la Cassazione, non avrebbe addirittura "mai assunto i caratteri tipici della relazione che si instaura tra lo stalker e la vittima", che peraltro ben prima dell'inizio della relazione con Venturi "viveva già un forte disagio psicologico seriamente afflittivo".
"Le immagini riprese dalle telecamere" quella notte, si legge infatti nella sentenza, "non hanno mai ripreso Venturi mentre teneva comportamenti da "instancabile ed ossessivo inseguitore" ma, al contrario, mentre, con un atteggiamento remissivo, rimaneva del tutto inerte senza reagire alle ripetute condotte violente della Benusiglio, cessate solo con l'arrivo di una camionetta con a bordo alcuni militari".