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Stefano Turchi, malato di Sla e picchiato a una partita under 17: “La paura c’è, ma non gliela darò vinta”

Stefano Turchi è stato preso a calci e pugni da un genitore durante una partita under 17. Malato di Sla, il dirigente ed ex calciatore professionista ha raccontato a Fanpage.it come si sente e perché ha pensato di uscire dal mondo del calcio.
A cura di Enrico Spaccini
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L'ex calciatore e dirigente Stefano Turchi (foto da Facebook)
L'ex calciatore e dirigente Stefano Turchi (foto da Facebook)

L'ex calciatore Stefano Turchi è stato aggredito domenica scorsa, 2 aprile, al termine della partita del campionato Allievi Elite Under 17 sul campo di Albano Sant'Alessandro, nel Bergamasco, tra Brusaporto e Uesse Sarnico. Quasi al fischio finale, un genitore è entrato nell'area riservata per prendere il figlio che si era sentito male in campo. Rientrato l'allarme, invece di tornare sulle tribune ha iniziato a inveire contro chi era in campo. Turchi, che è responsabile del settore giovanile del Brusaporto, ha cercato di calmarlo ma è stato preso a calci e pugni: "Per me è stata come un'aggressione in casa", ha raccontato a Fanpage.it, "la paura è stata tanta, ma ora non voglio dargliela vinta anche se la situazione è difficile".

Stefano Turchi, dalla promozione con l'Ancona alla vita da dirigente

Nel 2007 Turchi ha scoperto di avere la Sclerosi laterale amiotrofica che ormai da qualche anno lo costringe a stare su una sedia a rotelle. Ala destra, nella stagione 1991-1992 è stato protagonista della prima storica promozione in A dell'Ancona, sotto la guida del mister Vincenzo Guerini.

Oggi ha 54 anni e, sebbene sia toscano di nascita, da tempo vive in Val Calepio. Si è ritirato dal calcio giocato da più di 20 anni e, nonostante la sedia a rotelle, la passione per il pallone non si è mai assopita. Come fa ormai da diverso tempo, domenica scorsa era al campo di Albano Sant'Alessandro per seguire i ragazzi Under 17 del Brusaporto di cui è responsabile.

La ricostruzione dell'aggressione

Secondo quanto ricostruito dalla denuncia che ha presentato ai carabinieri, Turchi si stava sorreggendo alla rete nello spazio riservato alle società. Un giocatore avversario, dell'Uesse Sarnico, si era sentito male e aveva chiesto al suo allenatore di essere sostituito. Allora, il padre del ragazzo ha preso l'auto ed è entrato nell'area dove stava Turchi per prenderlo.

Il giovane calciatore, che nel frattempo si era ripreso, ha deciso allora di restare in panchina. L'uomo, invece di tornare in tribuna, è rimasto a bordo campo dove poco dopo ha iniziato a urlare e a insultare chi era in campo. Turchi avrebbe cercato di farlo smettere, ma di tutta risposta si è visto quel genitore accanirsi contro di lui fino a farlo cadere dalla sedia a rotelle. Una volta a terra, avrebbe continuato a prenderlo a calci e pugni.

La denuncia

"Sono andato due volte in ospedale", ha spiegato Turchi, "ora non sto male, ma già la mia situazione non è facile, dopo questo moralmente sono a pezzi". A interrompere l'aggressione sono stati alcuni dirigenti della sua società, la Brusaporto. Quell'uomo, invece, non si è fatto più vivo: "Non mi ha chiesto scusa, niente. C'è una denuncia in corso, saranno gli avvocati a parlare". L'ex calciatore dell'Ancona, infatti, è andato subito dai carabinieri a spiegare quanto accaduto.

La paura è stata così tanta da far pensare a un uomo che ha trascorso tutta la sua vita nel mondo del calcio a uscirne del tutto. "A caldo sì, ho pensato di smettere", ammette, "ma la passione è ancora tanta, e darla vinta così non mi va". Poi, però, rimane il fatto che in una partita di campionato under 17 si arrivi fin troppo spesso a episodi di violenza nelle tribune e nel campo di gioco.

"La situazione è difficile, ogni settimana è quasi un bollettino di guerra", spiega Turchi. Meno di un mese fa, ad esempio, un ragazzo di 17 anni ha preso a pugni l'arbitro rompendogli il naso, e la settimana prima ancora è stato un genitore a colpire il direttore di gara. Le dirigenze cercano di sensibilizzare quanto possono, ma al momento "non vedo una soluzione", afferma Turchi, "noi come società Brusaporto organizziamo degli incontri con i genitori, con gli psicologi, cerchiamo di formare ma temo serva a poco".

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