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Stefano Parisi lascia la politica: la parabola dell’anti-Sala, che a Palazzo Marino non è mai visto

Stefano Parisi ha annunciato l’addio alla politica e le dimissioni da consigliere comunale a Milano e consigliere regionale nel Lazio. Protagonista della sfida a Beppe Sala alle elezioni 2016, sfiorò l’impresa arrivando al ballottaggio con un avversario più forte e conosciuto. Da allora, però, a Palazzo Marino non si è mai visto in quattro anni. Dopo aver dedicato tempo e risorse al progetto Energie per l’Italia, mai veramente decollato, e una seconda sconfitta elettorale alle regionali del Lazio 2018, ora Parisi torna a fare l’imprenditore.
A cura di Simone Gorla
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Stefano Parisi lascia la politica. Lo sfidante di Sala alle elezioni comunali del 2016, fino a oggi consigliere comunale a Milano e consigliere regionale nel Lazio, ha annunciato via social le dimissioni da entrambe le cariche istituzionali per tornare a fare l'imprenditore a tempo piedi.  "Torno al mio lavoro. Il mio impegno nella politica attiva si conclude qui. È iniziato nel febbraio del 2016 quando la coalizione di centrodestra mi ha candidato alle elezioni per il Sindaco di Milano", ha scritto Parisi sul suo profilo Facebook.

Una parabola con poche luci e tante ombre, quella del fondatore di Chili Tv nella politica, partita con una sconfitta onorevole. Candidato del centrodestra alle comunali 2016, Parisi sfiora l'impresa di battere Sala, candidato favorito sull'onda del successo di Expo. Un risultato sopra le aspettative, ma non sufficiente per diventare sindaco. Soprattutto, Parisi non si dimostra in grado di compattare il centrodestra e rimane per tutta la campagna elettorale in rapporti difficili con la Lega. Entrato in consiglio comunale, a Palazzo Marino in quattro anni non fa vedere quasi mai. Nel frattempo dedica tempo e denaro al lancio del suo progetto Energie PER l'Italia un movimento politico con l'obiettivo di "ricostruire il nostro Paese con un programma liberale e popolare, riformista e federalista". Un sogno, quello di diventare protagonista dell'area di centro occupando il vuoto lasciato dal declino di parte del centrodestra moderato, che non si concretizza mai.

Se il primo tentativo a Milano era andato male, non va meglio elezioni regionali laziali del 2018. Parisi, sostenuto dal suo movimento e da Forza Italia, Lega, Fratelli d'Italia, Noi con l'Italia – UDC si ferma al 31 per cento delle preferenze. Seguono due anni di semi-anonimato. E recentemente il caso della Netflix della cultura, con la discussa scelta di affidare a Chili la realizzazione della piattaforma per portare spettacoli dal vivo e musei nelle case degli italiani

Ora l'addio alla politica. Nel suo lungo post Parisi ripercorre la sua esperienza rivendicandola. "Sono stati cinque anni di impegno politico per me straordinari. Abbiamo vissuto momenti straordinari insieme, abbiamo vissuto momenti durissimi. Con questa scelta qualcuno rimarrà deluso. A tutti coloro con cui ho lavorato in questi anni, a coloro che sono rimasti e a coloro che sono andati, devo una spiegazione. Credo che la politica debba essere popolata da professionisti che ne conoscano i meccanismi, le regole e il linguaggio. E credo anche che la politica richieda impegno ed energia e che chi vive nella politica debba essere anche pronto a lasciare. Io ho iniziato il mio impegno a 59 anni. Ho lavorato con tutte le mie forze per realizzare un sogno: contribuire a costruire una casa politica in cui, nel tempo, la maggioranza degli italiani avrebbe potuto ritrovare la fiducia. Non ci sono riuscito. Forse non sono la persona adatta, forse non è questo il tempo per il mio sogno".

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