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Stefano Iacobone, ex campione di nuoto morto infilzato dal guardrail: famiglia chiede maxi risarcimento

Stefano Iacobone, ex azzurro di nuoto, è morto nel 2019 a Treviglio in un incidente stradale: la sua auto rimase infilzata da un guardrail vicino a una rotatoria in costruzione. La famiglia del ragazzo ha chiesto un maxi risarcimento di oltre un milione e mezzo di euro al Comune.
A cura di Francesco Loiacono
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Stefano Iacobone (Facebook)
Stefano Iacobone (Facebook)

La famiglia di Stefano Iacobone, ex campione di nuoto morto a 31 anni nel 2019 in un incidente stradale a Treviglio, ha chiesto al Comune della Bergamasca un maxi risarcimento di oltre un milione e mezzo di euro. Lo si è appreso dal quotidiano locale "Il Giornale di Treviglio" dopo l'udienza preliminare del processo per omicidio stradale che vede indagati il sindaco di Treviglio Juri Imeri e due dirigenti comunali, rinviata poi al prossimo 19 maggio. La richiesta di risarcimento è stata depositata lo scorso 6 gennaio: a costituirsi parte civile sono stati il padre e il fratello di Stefano, Antonio e Davide, perché nel frattempo la famiglia è stata colpita dal lutto per la morte della madre Valeria. "Non ha retto alla morte di nostro figlio e si è lasciata andare, aveva 55 anni – ha detto il signor Antonio al "Corriere della sera" -. Ma le ho promesso che avrei continuato a lottare insieme a Davide, il nostro secondogenito".

Per il Comune la richiesta è infondata

A rappresentare la famiglia di Stefano è l'avvocato Giovanni Lipiani, del Foro di Milano. Dovrà vedersela con i colleghi Carlo Orlandi e Katiuscia Bugatti, incaricati dal Comune di far valere le proprie ragioni. Per l'amministrazione comunale, che nelle scorse settimane ha approvato una delibera ad hoc per difendersi in giudizio, la richiesta di 1.579.750,77 euro "appare infondata in fatto e diritto".

Al centro della vicenda il guardrail penetrato come lama nell'auto

Spetterà adesso ai giudici capire se il guardrail che ha infilzato l'abitacolo della vettura di Stefano era a norma oppure no. Il ragazzo, ex azzurro di nuoto originario di Cornaredo, nel Milanese, si era trasferito da anni a Treviglio dove lavorava come bagnino alla piscina "Quadri" e come cameriere la sera per arrotondare. L'incidente mortale avvenne il 22 marzo del 2019, proprio mentre Stefano stava rientrando da un turno di lavoro in un ristorante di Bergamo: il giovane ha perso il controllo dell'auto, forse per un colpo di sonno, ed è finito contro la barriera poco prima di una rotatoria all'epoca in costruzione sulla strada provinciale 42. Secondo le consulenze di parte l'auto di Stefano stava procedendo a bassa velocità al momento dell'impatto: la procura di Bergamo ha quindi puntato il dito sul materiale e la collocazione non a norma del guard-rail, chiedendo il rinvio a giudizio del sindaco e di due dirigenti comunali. Per il papà di Stefano è solo una questione di principio: "Mi fanno passare per un uomo in cerca di soldi, ma la verità è che vivrei tutta la vita sotto i ponti se solo mi dessero indietro Stefano e Valeria".

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