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Stagiste minorenni costrette a fare sesso con i clienti di un centro estetico: indagata la titolare

A raccontare degli abusi alla scuola e ai genitori erano state le stesse ragazze. Secondo le indagini, la titolare avrebbe guadagnato 50 euro extra a ogni seduta.
A cura di Enrico Spaccini
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La titolare di un centro estetico della Franciacorta, tra Brescia e il Lago d'Iseo, è stata rinviata a giudizio con un altro uomo perché avrebbero costretto delle ragazze minorenni a fare sesso con dei clienti. Come scrive Il Giornale di Brescia, però, un vizio di notifica farà ripartire le indagini.

L'accusa di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione

Tutto ha avuto inizio circa un anno fa. Erano state le stesse ragazze a raccontare a scuola e ai familiari cosa stava accadendo in quel centro estetico. Là dovevano svolgere un periodo di stage, ma, hanno detto, invece di fare manicure o massaggi ai clienti gli venivano fatte proposte indecenti.

Ad esempio, prestazioni sessuali da elargire ai clienti per le quali la titolare avrebbe guadagnato un extra pari a 50 euro a seduta. Sentito tutto questo, i genitori delle ragazze hanno denunciato tutto ai carabinieri.

Un uomo e la titolare del centro estetico sono quindi indagati nuovamente per sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione, dopo che erano già stati rinviati a giudizio.

Le accuse contro il titolare di Publistar

Il titolare di un'agenzia di modelle della Bergamasca, la Publistar di Gorglago, è stato accusato di violenza sessuale nei confronti di una minorenne. Per lui, il 61enne Vincenzo Lamberto che ha alle spalle anche due condanne per bancarotta fraudolenta, il pm ha chiesto 8 anni di reclusione.

"Mi è stato dato da bere, due o tre bicchieri di vino rosso", ha detto la 15enne davanti al giudice. "Mi prese in braccio, mi portò nella sua casetta, mi appoggiò sul letto, iniziò a baciarmi. Dissi che volevo tornare a casa perché mi veniva da vomitare. Ero stordita". L'abuso sarebbe continuato. Lamberto, invece, si difende dicendo che si tratta solo di "una vendetta sua e della madre" perché si sarebbe "rifiutato di dare il materiale, perché non ero stato pagato".

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