“Spinta nazionalistica”: le critiche dei sindacati sulla nomina del nuovo direttore del Teatro alla Scala
Fortunato Ortombina è diventato ieri, martedì 16 aprile, il nuovo sovrintendente del Teatro alla Scala di Milano. Il suo nome è stato eletto all'unanimità e sembra aver fatto tutti contenti, sia i membri del consiglio di amministrazione del teatro sia la politica. In particolare il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, felice che alla Scala torni un italiano dopo tre stranieri. Gli unici a sollevare dei dubbi sono i sindacati della Cgil, preoccupati per la legge dei 70 anni e per l'elezione del nuovo cda, ma anche critici nei confronti dell'"italianità" elogiato dal governo.
Cosa c'è dietro al nomina di Ortombina
La vicenda che sta alle spalle della nomina del nuovo sovrintendente della Scala è andata avanti per mesi. Il suo nome era stato caldamente consigliato dal governo Meloni che voleva un italiano alla guida di uno dei teatri più importanti del Paese. C'era poi la questione legata all'attuale sovrintendente del teatro, Dominique Meyer. Il francese aveva espresso la volontà di rimanere in carica fino al compimento del suo 70esimo compleanno. Questo perché esiste una norma di legge che fissa a 70 anni il limite massimo di età dei sovrintendenti in carica dei teatri (imposta dal governo Meloni).
Volontà che è stata rispettata attraverso una proroga dell'incarico. Ortombina entrerà alla Scala il primo settembre e collaborerà con Meyer fino all'agosto 2025. La nomina dell'ex capo della Fenice di Venezia è avvenuta comunque all'unanimità e Meyer ha mostrato tutto il suo supporto verso il nuovo sovrintendente. Gli unici che hanno fatto emergere delle perplessità sono stati i sindacati della Cgil.
La nota dei sindacati e i loro interrogativi
In primis, i sindacati hanno criticato i membri del consiglio di amministrazione: "Hanno assecondato il desiderio nazionalista del ministro Sangiuliano che voleva una guida italiana". Ci tengono a precisare che per un centro di produzione culturale come la Scala, la cosa più importante è che i dirigenti siano competenti, capaci e credibili, "non necessariamente italiani".
I sindacati sono anche preoccupati per la norma di legge sui 70 anni: l'attuale sovrintendente se ne andrà dopo aver compiuto 70 anni e anche Ortombina, visto che a fine del mandato compirà, appunto, 70 anni. Si chiedono: "La governance che compone il consiglio di amministrazione, peraltro composta in larghissima misura da ultra ottantacinquenni, non ritiene che occorra avere una stabilità politica e di indirizzo artistico che abbracci almeno un decennio?".
C'è poi la questione della gestione del Teatro: Meyer aveva eliminato la figura del direttore generale che ora, con Ortombina, potrebbe essere reinserita. I sindacati non sono d'accordo, così come non è d'accordo sulla coincidenza tra il ruolo del sovrintendente e quello del direttore artistico (cosa che, sempre con Ortombina, potrebbe essere ripristinata). Ora si vedrà che lavoro porterà avanti Ortombina.