Spara e uccide l’amante della moglie che era entrato in casa di notte, i vicini: “Avevano litigato più volte”
A distanza di poco più di 48 ore dall'omicidio di Dritan Hakaj – il 45enne di origine albanese ucciso dal 78enne Walter Budri, nella notte tra venerdì 25 e sabato 26 ottobre a Garbagnate Milanese – emergono nuovi dettagli sulle motivazioni per le quali è stato compiuto l'omicidio. Secondo le testimonianze raccolte dagli inquirenti, i due avevano litigato più volte per la stessa donna, ovvero la moglie di Budri che pare avesse una relazione extraconiugale con la vittima.
La vittima avrebbe fatto irruzione in casa di Budri nella notte di sabato
Secondo quanto ricostruito dai carabinieri della Compagnia di Rho, Hakaj, evidentemente alterato dall'eccessiva assunzione di alcol – residente a Milano e già noto alle forze dell'ordine per precedenti per droga, reati contro il patrimonio e in materia di prostituzione – avrebbe fatto irruzione in casa dell'amante, sabato 26 ottobre intorno alle 3 di notte, e avrebbe aggredito la 45enne davanti al figlio 11enne. Il marito, sentite le urla, è intervenuto repentinamente e dopo aver impugnato una pistola, una Beretta calibro 22 – illegalmente conservata presso la sua abitazione – avrebbe intimato ad Hakaj di andarsene sparando due colpi in aria.
Non è chiaro il motivo per cui il 78enne abbia inseguito la vittima sulle scale dove avrebbe sparato un colpo che ha raggiunto il torace di Hakaj ferendolo a morte. A nulla è valso il repentino intervento del personale sanitario che non ha potuto fare altro che constatare il decesso del 45enne.
Secondo i vicini di casa l'omicidio è avvenuto dopo un periodo di tensione duraturo tra i due uomini
Secondo quanto ricostruito da Il Giorno, i vicini di casa raccontano come le tensioni tra i due uomini si verificassero da diverso tempo, tanto che il 78enne avrebbe più volte consigliato all'uomo di non recarsi presso la sua abitazione nella quale viveva con la donna.
Nell'attesa che la giustizia faccia la sua parte, l'indagato è stato arrestato dalle forze dell'ordine con l'accusa di omicidio volontario e successivamente trasferito nell'istituto penitenziario di San Vittore a Milano.