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Spara ai vicini di casa e poi si suicida, il 53enne ferito: “Temevo che potesse colpire anche altri”

Lo scorso 22 aprile a Delebio (Sondrio) Francesco Petrone ha ferito il vicino di casa e un suo collaboratore sparandogli contro con un fucile e poi si è tolto la vita. “Mai avrei pensato potesse accadere una cosa simile”, ha dichiarato uno dei due colpiti.
A cura di Enrico Spaccini
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È stato dimesso dall'ospedale uno dei due operai che lo scorso martedì pomeriggio, 22 aprile, sono stati feriti a colpi di fucile da Francesco Petrone a Delebio (in provincia di Sondrio). Il 90enne, forse esasperato per i rumori considerati eccessivi del cantiere, era uscito di casa con l'arma e aveva sparato contro i due. Dopodiché, probabilmente pensando di averli uccisi, l'anziano ha impugnato una pistola e si è sparato alla tempia togliendosi la vita. "Non l'ho visto né sentito", ha raccontato il 53enne uscito dall'ospedale ma con ancora un paio di schegge da rimuovere dal corpo, "sono stato colpito alle spalle e temevo che potesse sparare anche ad altri".

Le liti per il cantiere

Il 53enne è un piccolo imprenditore, titolare di una ditta artigiana specializzata in servizi e impianti idraulici. All'incirca due anni fa ha acquistato l'abitazione accanto a quella occupata da Petrone, ma prima di poter essere utilizzata richiede alcuni interventi di ristrutturazione. Così, aiutato da un collaboratore di 50 anni di Regoledo, quando può si mette al lavoro.

Sarebbe capitato già altre volte in passato che Petrone, ex dipendente della Carcano e appassionato di caccia, si lamentasse dei rumori provenienti dal cantiere. "Mai avrei pensato che potesse succedere una cosa simile", ha raccontato il 53enne al quotidiano La Provincia Unica, ricordando di aver assistito recentemente ad "atteggiamenti aggressivi".

Gli spari

"Mentre ero su una scala a operare con un demolitore ho sentito il rumore delle esplosioni, poco dopo il sangue mi scendeva sulla maglietta", ha ricordato il 53enne: "Non ho fatto in tempo a chiedere al mio collaboratore cosa fosse accaduto, che Petrone ha sparato un'altra volta". Nel pomeriggio del 22 aprile Petrone è uscito di casa e con un fucile ha fatto fuoco contro i due lavoratori. Secondo alcuni testimoni, gli spari sarebbero stati quattro. Subito dopo, il 90enne ha preso una pistola e si è tolto la vita sparandosi alla tempia. I carabinieri della Compagnia di Chiavenna hanno rinvenuto in casa due pistole e quattro fucili, armi regolarmente detenute.

Il 53enne è stato trasportato all'ospedale di Gravedona, poi al Manzoni di Lecco e infine dimesso con una prognosi ancora da definite. "Mi hanno estratto una ventina di schegge", ha spiegato. Due, però, sarebbero ancora dentro: una vicina a una vertebra e l'altra alla carotide e dovranno essere rimosse nei prossimi giorni. L'altro ferito, invece, si trova ancora in ospedale, perché colpito vicino a un occhio. Intanto, il magistrato Piero Basilone della Procura di Sondrio ha ritenuto non necessaria l'autopsia sul corpo di Petrone.

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