Sopravvive alla figlia 34enne investita da un tir: “Nessuno me la riporterà indietro”
Maruja Romero ha ancora le mani fasciate per proteggere le parti di pelle interessate dalle escoriazioni, ma la ferita più grande traspare dai suoi occhi disperati: ha visto morire sua figlia Rocio Espinoza Romero nella mattina dell'11 dicembre, quando un auto articolato l'ha investita all'incrocio tra viale Renato Serra e viale Lodovico Scarampo a Milano.
La donna, di 34 anni, stava spingendo il passeggino dei suoi due bimbi di un anno e mezzo e con lei c'era anche la madre, dimessa dall'ospedale qualche ora più tardi dopo essere stata in osservazione per trauma cranico e un forte shock: "Fisicamente sto bene – dice a Fanpage.it – è mia figlia che non c'è più e i miei nipoti ora sono senza la mamma. Aveva trentaquattro anni, una vita davanti e un futuro con suo marito e i suoi bambini: non è giusto".
I sogni distrutti di Rocio Espinoza Romero e José Luis Huarcaya Muñoz
Sul divano accanto a Maruja Romero, siede con lo sguardo rivolto al pavimento José Luis Huarcaya Muñoz, 36 anni, marito di Rocio Espinoza Romero. "Era la migliore", ci dice. E la sua voce si incrina mentre continua la frase: "Era la mamma migliore che ci fosse, faceva di tutto per i nostri bambini, li metteva sempre davanti a tutto". Così ha fatto fino all'ultimo istante della sua vita, quando, una frazione di secondo prima dell'impatto con il tir, ha spinto via il passeggino con cui stava portando al nido i due gemellini di un anno e mezzo. I piccoli se la sono cavata con qualche escoriazione, ma rimarranno per sempre senza la mamma, per la quale invece non c'è stato scampo.
Per la 34enne di origine peruviana, da anni in Italia, piangono familiari, amici e condomini, che hanno lasciato mazzi di fiori davanti alla porta della casa in cui viveva la donna. Nell'appartamento, in un palazzo a cento metri di distanza dal luogo dell'incidente, il marito non si dà pace: "Avevamo così tanti progetti – racconta a Fanpage.it -, mia moglie stava per prendere la cittadinanza italiana, faceva la oss in ospedale, ma si era anche iscritta all'università per diventare infermiera, voleva aiutare gli altri".
Aiuto che invece a lei non è stato dato: l'autotrasportatore che l'ha investita, 24enne in turno di lavoro, non si è fermato a prestare soccorso. Dopo una quarantina di minuti è stato trovato e arrestato dalla Polizia locale di Milano per omicidio stradale aggravato dalla fuga. "Io ero al lavoro – continua José – quando mi hanno chiamato, non riesco ancora a realizzare che non ci sia più, stavamo cercando una casa da comprare a Milano dove vivere più comodi con i nostri figli e per loro stavamo facendo il giro delle scuole per trovarne una bilingue, avevamo tanti sogni che ora non si realizzeranno mai".
I familiari: "Il fatto che non si sia fermato aumenta il nostro dolore"
Sull'incidente, le cui dinamiche esatte sono ora al vaglio degli inquirenti, il marito di Rocìo Espinoza Romero dice: "Voglio solo giustizia per mia moglie, nient'altro". A lui si accodano altri familiari, che aggiungono: "Il fatto che chi l'ha investita non si sia fermato a soccorrerla aumenta il nostro dolore".
Nel dolore, però, questa famiglia sente forte la vicinanza della città. "Il sindaco (di Milano Beppe Sala, ndr) – spiega a Fanpage.it il cognato della donna – è appena venuto a trovarci e anche i vicini continuano a portarci cibo e affetto, ringraziamo tutti". Il silenzio solenne e triste della casa viene improvvisamente rotto dal pianto di due piccoli nella stanza attigua al salotto: nonna, zie e papà corrono da loro asciugandosi le lacrime.