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Soltanto sabato notte a Milano sono arrivate 11 chiamate al 118 per feriti in seguito ad aggressioni

In molti casi le vittime delle aggressioni spariscono prima dell’arrivo dei soccorsi per paura di essere identificati e interrogati sull’accaduto.
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Trascorso il weekend, il lunedì mattina si tirano i bilanci. Non solo quelli su cosa ha fatto ciascuno nel proprio tempo libero, se è riuscito a riposarsi, a svagarsi, a divertirsi e a godersi la famiglia e i figli a sufficienza. Ma anche quelli sui reati avvenuti durante il fine settimana nella città che attualmente è la prima d'Italia per criminalità. E nell'analisi dei dati non ci si può non concentrare, ancora una volta, sulla tipologia dei singoli delitti avvenuti.

Undici aggressioni nel sabato sera

A balzare all'occhio è il numero delle telefonate arrivate al 188 per richiedere l'intervento di un'ambulanza in seguito a un'aggressione nella notte fra sabato 8 e domenica 9 ottobre. Sono ben undici le volte in cui la Croce rossa ha dovuto mandare i propri mezzi, con i volontari a bordo, sul luogo di una probabile aggressione. E in tutti i casi chi aveva chiamato ha parlato con l'operatore di "feriti gravi".

Non in tutti i casi, però, i sanitari intervenuti sul posto hanno poi effettivamente trovato le vittime delle violenze. Al contrario, in molti casi una volta giunti sul luogo indicato dalla telefonata (quasi sempre anonima) sul posto non c'era più nessuno. Se non, almeno in alcuni casi, i segni che lì una colluttazione potrebbe esserci realmente stata: dai semplici cocci di una bottiglia a terra fino al sangue ancora fresco sull'asfalto.

L'assenza sul posto di feriti non esclude quindi che l'aggressione ci sia stata e che la stessa abbia fatto delle vittime. Conferma, invece, che probabilmente anche chi è stato ferito aveva qualcosa da nascondere o, magari, semplicemente paura di dover poi dover dare spiegazioni dell'accaduto alla Polizia o ai Carabinieri che sicuramente da lì a poco sarebbero sopraggiunti per ricostruire i fatti e valutare l'apertura di un'indagine.

La maggior parte di queste aggressioni maturano, infatti, in contesti sociocriminali in cui vittima e carnefici si conoscono, se non sono addirittura rivali, si scambiano il ruolo di volta in volta, si fronteggiano e "giocano a farsi la guerra", senza sapere che si può morire anche giocando.

I due episodi più gravi

Fra le tante chiamate andate poi deserte, ce ne sono almeno due che lasciano la possibilità di immaginare, senza dover ricorrere troppo alla fantasia, quale fosse la situazione anche negli altri casi di violenza inizialmente denunciati e poi rivelatesi senza persone coinvolte. Forse sono i casi più gravi, dove anche le vittime, pur volendo, non hanno potuto scappare.

Il primo è quello avvenuto in via Boncompagni, a Milano, alle 5 di domenica mattina. Quando l'ambulanza arriva sul posto trova un ragazzo di appena ventuno anni ancora sdraiato a terra, ancora sporco del suo sangue. Ha due ferite da arma da taglio: una ben visibile sul volto, l'altra in testa. Entrambe resteranno lì per sempre e soprattutto la prima sarà un marchio distintivo che chiunque noterà ancora prima di conoscerlo.

Il secondo è avvenuto nella centralissima corso Como e la vittima è addirittura un minorenne. Un ragazzo di diciassette anni è stato preso a bastonate mentre passeggiava con gli amici e poi è stato derubato del borsello. In questo caso, ovviamente, la vittima si è fatta trovare sul posto perché non aveva nulla da nascondere, essendo del tutto estraneo all'ambiente criminale. Il suo aggressore invece ha perfino tentato di ingoiarne una collana quando i carabinieri gli hanno chiesto di toglierla per trasferirlo in carcere. Ne è nata una colluttazione.

Il dubbio che resta è dove e sopratutto come si siano curati gli altri, i feriti fantasmi, spariti nel nulla prima dell'arrivo dell'ambulanza, lasciando soltanto le tracce delle violenze subite.

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