Smart working, Beppe Sala torna all’attacco: “Non può essere considerato la normalità”
"È evidente che una parte della città è ferma perché qualcun altro non lavora in presenza. Capisco che c'é una necessità di smart working, però non consideriamola normalità". Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, torna a parlare dello smart working e dei problemi che l'assenza di pendolari e lavoratori provoca all'economia milanese.
Smart working, Sala insiste: Non consideriamola normalità
Sul tema il primo cittadino meneghino si era già espresso qualche settimana fa, con l'infelice invito a "tornare al lavoro" che aveva provocato non poche polemiche. Ora Sala, ai microfoni di SkyTg24, ribadisce il concetto spiegando che se il telelavoro fosse "normalità" allora "dovremmo ripensare la città e ripensare la città richiede tempo". A chi lo accusa di avere cambiato idea sull'importanza dello smart working per difendere bar e ristoranti del centro, rimasti in larga parte senza clienti, il sindaco replica: "Certo che li difendo, ma non penso solo a loro, penso ai taxi, a tutto il mondo dello spettacolo, gente che normalmente non ha un contratto a tempo determinato, vive se lavora. Che cosa fanno queste persone se la città è vuota?".
Bar e ristoranti in crisi: la città senza pendolari è da ripensare
Il 19 giugno in uno dei suoi video ai cittadini, poi interrotti, Sala aveva affermato che “l’effetto grotta per cui siamo a casa e prendiamo lo stipendio ha i suoi pericoli”. Le sue parole avevano fatto arrabbiare i molti dipendenti che da mesi lavorano da casa. Ma avevano anche sollevato dubbi sul modello di città pensato per lo sviluppo di Milano. Una metropoli sempre più votata al turismo, ai servizi e che per questo dipende molto da pendolari e city user. Lo stesso sindaco sembra ammettere che cambiare modello non è facile. Ricorda che serve tempo.
Proprio quello che a Sala in questo momento manca. Tra meno di un anno a Milano si vota per il rinnovo del Consiglio comunale. La campagna elettorale inizierà dopo l'estate. Affrontarla con l'economia in ginocchio e i ristoranti in crisi non è sicuramente lo scenario che il sindaco avrebbe voluto per una eventuale seconda candidatura.