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Simone Mattarelli trovato senza vita in un capannone: i dubbi della famiglia sul suicidio del 28enne

Simone Mattarelli è stato trovato senza vita in un capannone a Origgio (Varese) il 3 gennaio 2021. Per la Procura si è trattato di suicidio, ma la famiglia ha ancora dubbi sulla ricostruzione del caso.
A cura di Enrico Spaccini
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Simone Mattarelli (foto da Facebook)
Simone Mattarelli (foto da Facebook)

Il 3 gennaio del 2021 Simone Mattarelli viene trovato dai carabinieri appeso a un macchinario di un capannone di Origgio (Varese) impiccato con la sua cintura. Il 28enne aveva cercato rifugio in quella struttura dopo essere scappato per più di un'ora e mezzo dai carabinieri che lo hanno inseguito per le strade della Brianza.

Il giudice ha accolto la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura di Busto Arsizio, confermando la tesi per cui Mattarelli è morto per asfissia acuta meccanica, quindi si è suicidato. Inoltre, è stata respinta l'istanza dei genitori e del fratello del 28enne che chiedevano nuove indagini. In un servizio de Le Iene, andato in onda su Italia Uno nella serata del 24 ottobre, è stata ascoltata la famiglia Mattarelli che ha esposto tutti i suoi dubbi sulla vicenda.

Il posto di blocco e l'inseguimento

La sera del 2 gennaio 2021 Simone Mattarelli era uscito di casa, a Lentate sul Seveso, dicendo che sarebbe andato a mangiare un panino. È stato accertato, però, che è andato a comprare e a consumare cocaina. Dopodiché, ha iniziato a vagare con la sua Bmw per le strade provinciali della Brianza ad alta velocità.

Intorno alle 1:30 il 28enne ha incrociato un posto di blocco dei carabinieri, al quale decide di non fermarsi. Aveva violato il coprifuoco imposto per contenere la diffusione della pandemia da Covid-19, aveva fatto uso di cocaina e stava andando troppo veloce, temeva che gli avrebbero tolto la patente.

Alle 2 chiama il padre, dicendogli di non essersi fermato al posto di blocco. Da qui parte l'inseguimento, che coinvolgerà in tutto sette auto dei carabinieri e 14 militari in tutto. Alle 2:36 perde il controllo della Bmw e si impantana su un campo arato, restando ancora al telefono con il padre, il quale sente gli otto spari di avvertimento esplosi in aria.

Il ritrovamento del corpo

Mattarelli riesce a scappare. Le ricerche continuano fino all'alba, ma di lui non c'è traccia. La svolta arriva alle 10 di mattina del 3 gennaio, quando vengono ritrovate le sue scarpe a ridosso della cancellata di un capannone, poco distante dal punto in cui aveva lasciato l'auto.

Il suo corpo senza vita viene trovato solo alle 15:48. Il 28enne è appeso a un macchinario con la sua cinta attorno al collo. Per la Procura non ci sono dubbi, è morto per asfissia acuta meccanica, si è suicidato.

I dubbi della famiglia sul ritrovamento del corpo

In quasi tre anni, la famiglia di Simone Mattarelli si è affidata a diversi consulenti e ha analizzato personalmente le immagini delle telecamere installate in quel capannone di Origgio. Il primo quesito al quale non sarebbe seguita alcuna risposta, è perché la body cam indossata da uno dei carabinieri che stava cercando il 28enne si è spenta alle 2:45, dopo pochi minuti di ricerche.

Secondo i parenti della vittima, poi, risulta difficile da credere che dopo il ritrovamento delle scarpe, avvenuto alle 10, pare che nessuno sia voluto entrare nel capannone a cercare il 28enne. Inoltre, anche la posizione nella quale sarebbe stato ritrovato lascerebbe qualche perplessità.

La cinta e le telecamere

La cintura che Mattarelli avrebbe usato era legata con un semplice nodo, che avrebbe dovuto sciogliersi per il peso del corpo. Quindi, secondo i consulenti della famiglia, l'unica possibilità che il 28enne aveva per togliersi la vita sarebbe stato tirare le estremità della cinta per un tempo che va dai 2 ai 4 minuti. Ancora la cinta, poi, avrebbe dovuto essere sporca di sangue, visto che il ragazzo si era ferito a una mano nel tentativo di superare la recinzione della fabbrica.

Per quanto riguarda le telecamere, invece, non tutte sarebbero state acquisite. Quelle che puntano agli ingressi principali sarebbero state escluse dalle indagini perché destinate al personale dipendente, quindi ritenute inutili. In una registrazione, poi, si vede una persona entrare e uscire proprio in quelle ore della notte con un borsone. Quell'uomo, però, non sarebbe mai stato identificato. La speranza della famiglia è che si possa far luce su questi quesiti in qualche modo.

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