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Simba La Rue condannato definitivamente a 3 anni e 9 mesi, ma il rapper resta libero per motivi di salute

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna a 3 anni e 9 mesi per rapina e lesioni al rapper Simba La Rue. Il cantante però non andrà in carcere per motivi di salute ed esigenze di cure ancora necessarie.
A cura di Alice De Luca
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Simba La Rue in uno dei suoi contenuti social (da TikTok)
Simba La Rue in uno dei suoi contenuti social (da TikTok)

La corte di Cassazione ha reso definitiva la condanna a 3 anni e 9 mesi per Simba La Rue, nome d'arte per Mohamed Lamine Saida, rapper 22enne con centinaia di migliaia di followers sui social, accusato di rapina e lesioni. Nonostante il verdetto, per motivi di salute ed esigenze di cure ancora necessarie il cantante non andrà in carcere. La sentenza della Suprema Corte fa riferimento a una faida tra gruppi di rapper nell'abito della quale, nel marzo 2022 in via Settala, a Milano, Simba La Rue aveva aggredito un giovane che faceva parte di una gang rivale, quella del trapper padovano Baby Touché.

Le lesioni erano state contestate anche ai danni dello stesso Baby Touché, che però aveva deciso di non sporgere denuncia, così come non aveva denunciato il sequestro di persona di cui era stato vittima il 9 giugno 2022. Secondo la pm Francesca Crupi, titolare delle indagini di polizia e carabinieri, si trattò di una "reticenza per una logica di banda". In assenza di denunce, entrambe queste accuse erano cadute in primo grado. Come vendetta per il sequestro, inoltre, Simba La Rue era stato vittima di un agguato il 15 giugno 2022 da parte di un gruppo di amici di Baby Touché, dai quali era stato accoltellato a una gamba in provincia di Bergamo.

Dopo questi episodi, Simba La Rue, amico del rapper Baby Gang, all'anagrafe Zaccaria Mouhib, era stato condannato in primo grado, insieme ad altri ragazzi del gruppo, e la sentenza era stata confermata dalla corte di appello, secondo la quale il 22enne aveva guidato le due aggressioni fatte a Baby Touché, che era stato chiuso e picchiato all'interno di un'automobile, in una "escalation di violenza e giustizia spettacolo" con la vittima che era stata "malmenata con brutalità" e "vilipesa e sbeffeggiata" con "video" e "scritte" poi "postate sui social".

Ciò nonostante, i giudici di secondo grado avevano anche deciso di ridurre la pena prevista per il rapper, difeso dal legale Niccolò Vecchioni, nell'intenzione di "dare un segnale di fiducia, a fronte delle manifestazioni di resipiscenza, sfociate anche nel versamento di una somma di denaro, a titolo del risarcimento del danno" alla vittima della rapina.

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