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Emergenza siccità in Italia

Siccità in Lombardia, l’allarme di Coldiretti: “Molte aziende stanno rischiando la chiusura”

In Lombardia si parla di due miliardi di euro di danni”: a dirlo a Fanpage.it è è Paolo Carra, vicepresidente di Coldiretti Lombardia relativamente alla situazione di siccità che sta interessando la Regione.
A cura di Ilaria Quattrone
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"Sono molte le aziende che stanno rischiando la chiusura": a dirlo a Fanpage.it è Paolo Carra, vicepresidente di Coldiretti Lombardia facendo riferimento alla situazione drammatica in cui versano molti imprenditori agricoli. Quelle dell'ultimo periodo sono settimane "di fuoco": temperature elevate – troppo per il periodo – assenza di pioggia e di conseguenza scarsità di risorse idriche per gli agricoltori, ma anche e soprattutto per i cittadini.

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In questo quadro tragico, le varie associazioni (da quelle che rappresentano gli imprenditori a quelle territoriali che si occupano della difesa della flora e fauna dei laghi e fino alla promozione turistica) sono alla presa con il cercare delle soluzioni che al momento sono però solo temporanee. Di certo, rimane fondamentale creare delle misure ad hoc che siano durature e in grado di evitare il replicarsi di situazioni simili.

Qual è il bilancio degli ultimi giorni e quanto ancora potete resistere? 

La situazione è abbastanza variegata dipende molto dalle derivazioni dell’acqua se sono di bacini di montagna o di altra tipologia, ma sicuramente quello che emerge oggi è che, in alcune situazioni, si può resistere al massimo fino a fine mese. In altre si parla dei primi giorni di luglio. Sarà difficile riuscire ad andare oltre questo periodo: c’è molta preoccupazione.

A quanto ammonta il calo del fatturato? Ci sono aziende che stanno rischiando la chiusura? 

Sono molte le aziende che stanno rischiano la chiusura: ci sarà sicuramente un calo produttivo. Alcune aziende non produrranno proprio. In particolare quelle dove si conservano gli alimenti per gli animali, che rischiano di fare un prodotto molto scadente e molto inferiore rispetto al procedente. Si stanno mettendo a rischio non solo le produzioni vegetali, ma anche quelle zootecniche. C’è quindi grande preoccupazione perché, in questi casi, non si potranno recuperare.

Confapi ha chiesto di utilizzare l’acqua di scarico per irrigare i campi, vi sembra una soluzione? 

È importante che l’acqua di scarico sia depurata bene e che i depuratori funzionino perché poi il rischio è quello di inquinare i terreni. In questi casi c’è quindi un problema anche sanitario. Le acque devono essere depurate dopodiché devono essere mescolate con altre acque. Con solo quelle di scarico non si può irrigare. In ogni caso, anche questo è un terreno già conosciuto dal sistema irriguo. Anche perché le acque di scarico vanno a finire nei bacini e poi nel Po e in modo indiretto quindi nell’irrigazione.

Altre associazioni propongono di poter aumentare l’uso dell'acqua di laghi e fiumi. Una richiesta che ha  innescato diverse polemiche da parte di associazioni di territorio: pensiamo al lago D’Idro dice che ci sarebbero dei rischi per il turismo del territorio, per la fauna ittica e potrebbero emergere dei batteri. 

Non stiamo chiedendo di derivare di più rispetto a quanto si faceva negli altri anni. Anzi. Rispetto ai periodi precedenti, si deriva molto meno. Non si sta nemmeno chiedendo di svuotare i bacini e i laghi. Quello che si sta chiedendo è di andare, dove è possibile, sotto i limiti già fissati.

È chiaro che può e deve essere concordato caso per caso, ma credo che sia anche importante continuare in questa direzione. In questo momento il rischio è altissimo sia per la produzione zootecnica e vegetale, ma anche per l’approvvigionamento dell’acqua per tutti i comuni e quindi per i cittadini.

Invece il presidente del Consorzio del lago di Garda sostiene che utilizzate delle tecniche molto vecchie, è vero? 

Diciamo che si possono migliorare alcune tecniche, ma non è che si otterranno risultati molto diversi. Anzi.  In un anno come quello di quest’anno, non è nemmeno facile ricorrere a tecniche nuove perché la siccità è partita troppo presto e quindi le irrigazioni con le temperature di queste momento, non stanno nemmeno dando risultati soddisfacenti: se l’irrigazione goccia a goccia poteva andare bene in un anno dove la piovosità permetteva di risparmiare risorse idriche, in questo momento diciamo che in molti casi non sarebbe fattibile. Sì, servono nuovi metodi, ma in un anno dove ci sia normalità: ma in questo momento la normalità non c’è.

Ci sono responsabilità da parte di Regione? Servirebbe magari un bonus o un fondo ad hoc per gli imprenditori agricoli considerate le perdite di questi mesi? 

Se non piove e non nevica, non è che possiamo accusare Regione Lombardia di qualcosa. È chiaro che noi abbiamo una responsabilità: quando l’acqua c’è, va trattenuta all’interno dei bacini. Noi siamo molti decisi sul fatto che vadano creati dei bacini nuovi per poter avere riserve di acqua dolce e poterne avere una disponibilità maggiore in estate. È necessaria una cabina di regia perché serve un uso oculato e vanno coordinati tutti i settori per capire fino a quando si può irrigare sia per risparmiare risorse che per i cittadini.

Per quanto riguarda gli indennizzi, è difficile farlo per una situazione del genere: si sta parlando di miliardi di euro di danni che sta subendo l’agricoltura. In Lombardia, per esempio, si parla di due miliardi di euro, una soglia che credo sia già stata superata. Si può dare un sollievo, ma indennizzare questo settore è difficile.

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