“Siamo sconcertati”: Cgil replica a Regione Lombardia sulla donna malata di tumore che ha dovuto pagare gli esami
Continua lo scontro fra la Cgil di Bergamo e Regione Lombardia sulla storia della paziente oncologica che avrebbe dovuto aspettare fino alla fine del 2015 per poter fare alcuni esami diagnostici che le erano stati prescritti dal medico curante. Ovviamente, ha riferito la donna, "pagando 422 euro me li fanno fare domani". Dopo che si è diffusa la notizia, per il tramite del sindacato, Regione Lombardia ha diffuso un comunicato in cui ha detto che quella storia "non è vera". Ma ora è la Cgil a replicare nuovamente: "La sola idea che a qualcuno venga in mente di tacciare come fake un caso come questo ci lascia senza parole".
La denuncia di una paziente oncologica
Lo scorso 6 marzo una lavoratrice bergamasca malata oncologica, che ancora prende la pastiglia antitumorale ed è sotto osservazione medica, ha raccontato di aver provato a prenotare con il sistema sanitario nazionale quattro esami clinici che le erano stati prescritti. Come da indicazione del medico, le analisi erano "programmabili" e quindi non urgenti. Ma la donna non pensava di dover aspettare fino alla fine del prossimo anno.
Secondo quanto ha raccontato, infatti, lo sportello a cui si è rivolta le avrebbe riferito che i primi posti disponibili per i quattro esami sarebbero stati a fine 2025. Privatamente, invece, la donna avrebbe potuto fare gli esami il giorno dopo, pagando però ben 422 euro. "È chiaro che in Lombardia se un paziente ha i soldi vive, se uno non li ha, rischia la vita", ha commentato.
La replica di Regione Lombardia
Visto il clamore che ha suscitato la notizia, lanciata dalla Cgil e ripresa da molti giornali, Regione Lombardia ha ritenuto opportuno diffondere un comunicato per chiarire la situazione: "Se la notizia fosse vera avrebbero ragione a gridare allo scandalo, ma così non è", ha spiegato l'assessore al Welfare. "Siamo andati a verificare se all'interno dell'Ats di Bergamo ci fossero disponibilità per fornire le prestazioni richieste dalla paziente – ha continuato Guido Bertolaso – e le abbiamo trovate semplicemente utilizzando il portale regionale ‘Prenota salute'".
"Non abbiamo mai nascosto che permangono alcune criticità su alcune visite o esami diagnostici, sui quali stiamo concentrando i nostri sforzi, nonostante le carenze di organico. Ma siamo certi che questo non riguardi i controlli per i malati oncologici, che abbiamo sempre garantito, perfino nei periodi più bui della pandemia Covid", ha concluso l'assessore Bertolaso.
La controreplica della Cgil
"Siamo sconcertati dalle dichiarazioni dell’assessore al Welfare Guido Bertolaso. Siamo certi che lo stesso sconcerto è condiviso dalle cittadine lombarde che negli ultimi mesi hanno cercato di fissare una mammografia, un’ecografia al seno o altri esami diagnostici per i quali è stato loro risposto che le attese vanno oltre l'anno", risponde oggi la sezione di Bergamo della Cgil.
"Alla cittadina che si è rivolta a noi, ben consapevole che avrebbe dovuto accontentarsi di una qualsiasi struttura della provincia, dal Centro Unico di Prenotazione regionale è stato risposto che avrebbe potuto provare in provincia di Brescia, non essendoci alcun posto per 3 dei 4 esami prescritti nei tempi opportuni, cioè prima della fine del 2025, tranne che per uno, che andava però eseguito in contemporanea con gli altri", spiegano dal sindacato.
Questo episodio conferma come quella delle liste d'attesa nell'ambito sanitario, purtroppo, sia una questione difficile da affrontare e da risolvere. E su cui anche le stesse Regioni, Lombardia compresa, possono fare poco da sole. Il problema principale è legato alla carenza di personale medico, prima ancora che di strutture. Gli enti locali continuano a vedere andare deserti molti bandi di concorso. E questo conferma che il tema va affrontato soprattutto a livello nazionale.