È a Milano il sex shop più antico d’Italia: “Da 50 anni la stessa famiglia. Tante regole e cena tutti insieme”
È il primo sex shop di Milano e soprattutto d'Italia, nato nel 1974 all'ombra dell'Arco della Pace, in piazza Sempione 6. Ancora oggi il salotto buono della borghesia meneghina ospita, al piano terra di un palazzo d'epoca, il negozio di prodotti per adulti aperto ben 50 anni fa dai coniugi Ercole e Angela Sabbatini. Oggi dietro il bancone c'è il figlio Giulio, 52 anni, occhiali e un lungo camice bianco da farmacista.
Un'attività di famiglia (dal marchio registrato) che ha tutti i requisiti per vantare il titolo di bottega storica di Milano. E che presto potrebbe venire tramandata alla terza generazione. Festeggiamenti? "Nessuno. Siamo una tipica famiglia lombarda, un po' all'antica. Poche celebrazioni, tanto senso del dovere e tanto laurà. E la sera alle 8.30, dopo il lavoro, a tavola tutti insieme".
Un'apertura a dir poco rivoluzionaria, quella del primo sex shop d'Italia.
Mio padre veniva dal mondo della pubblicità, e voleva portare anche in Italia lo spirito che si respirava nell'Europa del Nord o negli Stati Uniti: aprì così con mia mamma il primo sex shop d'Italia. Ma i miei genitori, nonostante le idee progressiste, in fondo sono sempre rimasti una coppia vecchio stampo. Tre figli, tante regole, la cena tutti insieme come appuntamento rigoroso, la famiglia al primo posto. E un affiatamento fortissimo tra loro, erano letteralmente in simbiosi. Un amore d'altri tempi.
Poteva aprire solo a Milano?
Senza dubbio, da un'altra parte non sarebbe stato possibile. Milano è operosità, voglia di essere sempre i primi, di correre veloce e di scoprire cosa c'è davanti. Il sindaco del tempo addirittura agevolò l'apertura del negozio, mentre la stampa locale lo celebrò come simbolo di una maggiore modernità mentale in città. Oggi sarebbe ancora così? Non so. Milano dovrebbe tornare a essere più Milano.
Come è stato accolto il negozio dai milanesi, all'epoca?
Non senza difficoltà. Mio padre aprì prima Riservatissimo, un catalogo di vendita per corrispondenza di materiale erotico: il magazzino era in zona Pagano, ma i condomini fecero una petizione per allontanarlo e non rinnovargli l'affitto. E qui, nel negozio di piazza Sempione, la Buoncostume interveniva un giorno sì e uno no. Senza contare vetrine spaccate, serrature rotte e vandalismi di ogni genere…
E oggi? Come convive un sex shop nel salotto borghese della città?
I residenti più anziani ancora storcono il naso, anche se durante le fasi iniziali della pandemia eravamo l'unica attività a vendere mascherine: entravano e uscivano senza problemi. Alla fine non è una questione di età. Qualche settimana fa, ad esempio, una giovane passante ha trovato la porta del negozio aperta e l'ha sbattuta con violenza, con sdegno. Una certa mentalità, ancora chiusa, è spesso purtroppo trasversale tra le generazioni.
Com'è cambiato il quartiere in 50 anni?
Un tempo qui accanto a me c'erano l'orefice, la drogheria e l'ufficio postale, il negozio di elettronica, il distributore di benzina. Oggi sono tutti bar, ristoranti, pizzerie, luoghi per mangiare o fare aperitivo. Ormai è la città del dopo lavoro, e non più del lavoro.
Cosa ricorda di quegli anni?
I giochi con i miei fratelli, i prodotti colorati sugli scaffali. Ma i miei genitori ci mettevano anche all'opera: dopo la scuola passavo l'aspirapolvere, accompagnavo mio padre alla dogana di via Valtellina a ritirare i prodotti…
Come spiegavano la loro attività a dei bambini?
È avvenuto tutto in modo molto naturale, senza nessuna spiegazione. La sessualità fa parte della vita e ci aiuta a comprenderla. Francesco Alberoni si mise proprio qui dentro a scrivere uno dei suoi saggi.
E la clientela è cambiata nei decenni?
Sì. Un tempo era quasi esclusivamente maschile, oggi a prevalere è il pubblico femminile. Arrivano in gruppo a curiosare, e poi tornano da sole.
Età media?
Si è decisamente abbassata. Forse l'avvento dello smartphone ha tolto molti freni inibitori, scatenato una totale incontinenza. Ma senza un collante familiare alle spalle diventa inutile, altrimenti non si può davvero avere una sessualità libera, che è gioco e scoperta nel rispetto e nella conoscenza dell'altro. La trasgressione fine a se stessa non è libertà.