Si suicida un detenuto, in carcere per una rapina da 55 euro. L’avvocato: “Era fragile e nessuno ha fatto niente”
"Una morte che poteva essere evitata" quella di S.R. A dirlo è l'avvocato dell'uomo che nella giornata di ieri, mercoledì 29 gennaio, si è tolto la vita nel carcere di Vigevano dove si trovava per una rapina di soli 55 euro.
"S. R. lavorava all'ATM, a Milano. Aveva uno stipendio regolare. Nonostante questo era un uomo fragile. Un uomo che in passato aveva avuto problemi di alcolismo e di ludopatia", ha raccontato a Fanpage.it Rocco Domenico Ceravolo, avvocato di S. R.
"Proprio quest'ultima dipendenza lo aveva portato, a gennaio 2020, a commettere una rapina a mano armata", ha continuato a raccontare l'avvocato a Fanpage.it . "Dopo aver avvicinato un signore con cui aveva scambiato quattro chiacchiere lo aveva poi seguito dentro il cancello di casa. Lì aveva estratto un coltellino e lo aveva costretto a dargli i soldi: 55 euro".
In seguito all'accadimento, S.R. è stato denunciato, processato e, infine, condannato alla pena di due anni due e otto mesi di reclusione e a una multa di 890 euro. Pena divenuta definitiva in seguito a successiva sentenza della corte di Cassazione.
Nello specifico, l'arresto di S.R. è avvenuto il 3 dicembre 2024 e l'uomo è stato trasferito al carcere di Vigevano. "Questo perché la rapina a mano armata è un reato ostativo per cui non è possibile evitare di andare in carcere. Ci si va, poi si può chiedere misure alternative. Che è quello che ho fatto" , ha detto l'avvocato a Fanpage.it.
In seguito alla carcerazione, l'avvocato di S.R. avrebbe quindi mandato un'istanza al magistrato di sorveglianza per chiedere l'affidamento in prova al servizio sociale con richiesta di applicazione provvisoria. A sostegno della richiesta è stata allegata un'ampia documentazione sanitaria da cui è emerso, come si legge sul documento che Fanpage.it ha potuto visionare, "un marcato stato depressivo con disturbi del comportamento reattivi a ludopatia, oltre a problemi di alcolismo" e dove si fa riferimento a tentativi autolesionisti importanti già compiuti in passato.
"L'istanza era fortemente motivata. – ha spiegato a Fanpage.it l'avvocato – Per questi motivi ho chiesto al magistrato di sorveglianza di applicare in via provvisoria una misura alternativa alla detenzione, cosa che può concedere, poi sta al tribunale decidere se confermarla o meno. Di fronte alla segnalazione di una problematica di questo tipo il magistrato di sorveglianza avrebbe dovuto recarsi in carcere a fare un colloquio con il detenuto o mandare uno psicologo a farlo o per lo meno segnalare al carcere la criticità e richiedere che il detenuto fosse controllato 24 ore al giorno. Eppure, nulla di tutto ciò è stato fatto".
La risposta del magistrato è stata un rigetto all'istanza. La motivazione insiste sulla gravità del reato e sulla conseguente "capacità offensiva del condannato". Per questo, è "indispensabile attendere l'esito della relazione di sintesi che dovrà dare conto delle valutazione espressa dai medici del SERT" si legge sul rigetto. "Relazione che – specifica l'avvocato – sarebbe potuta anche arrivare dopo mesi". E nel mentre?
"Non appena S.R. ha ricevuto il rigetto da parte del magistrato di sorveglianza è entrato in una crisi terrificante. Dopo qualche giorno, è arrivata anche una chiamata da parte dell’azienda dove lavorava in cui gli si preannunciava la possibilità di licenziamento – ha concluso l'Avvocato -. Dopo questi due avvenimenti ha fatto quello che ha fatto. Qualcuno dovrà rispondere di questo. Chiederò al pubblico ministero che vengano accertate tutte le responsabilità del caso".
Nelle prossime ore sono attesi anche i risultati dell'autopsia e la ricostruzione ufficiale dei fatti dai quali si potrà avere una visione più chiara e dettagliata sull'accaduto.