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Si ritrovano in 186 per una riunione di famiglia: “Abbiamo ricostruito tutto l’albero genealogico”

I vari rami della famiglia Forsacco si ritrovano ogni cinque anni per un grande ritrovo di gruppo, con tanto di pranzo al ristorante: discendono tutti da Andrea, contadino nato nel 1806. “Senza radici non siamo niente”
A cura di Francesca Del Boca
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Un ritrovo di famiglia decisamente numeroso. È quello della famiglia Forasacco, divisa tra Veneto e Lombardia e originaria di Gazzo Padovano: i vari rami della dinastia, ogni cinque anni, si trovano infatti per una grande festa in compagnia. L'ultima reunion? Da ben 186 posti a tavola in un ristorante di Busto Arsizio (Varese), quasi un ricevimento di matrimonio.

Anziani, bambini, ragazzi che arrivano da ogni parte del Nord Italia e anche dall'estero, tra Danimarca e Venezuela. Tutto merito di uno di loro, Dino Forsacco, 80enne con grandissimo spirito di iniziativa e ancor più grande senso di comunità: è stato lui, negli anni, a mettere insieme i vari pezzi del clan, creando così il gruppone dei Forsacco che ogni anno "invade" locali e piazze d'Italia.

Stavolta è toccato a un ristorante nel Varesotto, dove i Forsacco sono stati divisioni ordine con tanto di cartellino nominale per potersi riconoscere o addirittura conoscere. "Abbiamo ricostruito l’albero genealogico partendo dai discendenti di un Andrea, contadino del 1806, e abbiamo scoperto rami numerosissimi che poi si sono spostati in cerca di una vita migliore. Fino al 1870 non esisteva ancora l’anagrafe: ho reperito le informazioni nel libro dei nati, dei morti e dei cresimandi", ha raccontato Dino Forsacco ai quotidiani locali. "Nella prima riunione eravamo in 300, siamo andati anche in Francia. Lì erano tantissimi perché il primo ad andare lì ha avuto 12 figli maschi".

Le tappe, in occasione del ritrovo annuale, sono sempre le stesse. Arrivo in pullman, saluti, messa delle 10.30, giro al cimitero per salutare i defunti e poi pranzo in allegria alla Tenuta Bramasole di Inveruno. "Senza radici non siamo niente", sempre Dino Forsacco alla Prealpina. "E purtroppo i nostri nipotini non sempre sanno di queste grandi storie del passato". Forse, da adesso, un po' di più.

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