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Si prende cura dell’anziano cugino, ospitandolo in casa, e poi lo uccide a martellate: condannata

Eliana Mascheretti è stata condannata a nove anni e quattro mesi di carcere per l’omicidio del cugino Giuliano avvenuto il 20 dicembre 2020.
A cura di Ilaria Quattrone
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Nove anni e quattro mesi di carcere. È questa la condanna pronunciata dalla Corte di Assise del Tribunale di Bergamo – presieduta dal giudice Giovanni Petillo – nei confronti di Eliana Mascheretti. La donna è accusata dell'omicidio volontario del cugino Giuliano avvenuto il 20 dicembre 2020. La corte ha confermato la richiesta del pubblico ministero Emanuele Marchisio.

I due vivevano insieme dal 2015

In base alle indagini, la donna – ingegnera 61enne alla 3M di Grassobbio – avrebbe colpito a martellate l'uomo dopo un litigio. I due vivevano insieme dal 2015: l'uomo, ex professore di lettere, aveva avuto alcuni problemi economici e aveva accettato di andare a vivere con la cugina che, all'epoca dei fatti, viveva in una villetta a Pedrengo.

La discussione e l'omicidio

La convivenza sarebbe stata resa complicata da alcuni acciacchi fisici dell'uomo. Nonostante la 61enne se ne fosse sempre presa cura, sarebbero iniziati alcuni diverbi tra i due. La discussione sarebbe nata dalla richiesta dell'uomo di poterlo portare a vedere le luminarie natalizie in centro.

L'uomo sarebbe quindi andato in bagno per una doccia, lei lo avrebbe inseguito e lui l'avrebbe spintonata provocandogli alcuni lividi. Accecata dalla rabbia, sarebbe andata a prendere un martello con il quale lo avrebbe colpito prima con il manico e poi, quando l'uomo avrebbe reagito, con martellate vere.

L'anziano si sarebbe poi sdraiato a terra e avrebbe iniziato a perdere sangue. La donna avrebbe mostrato pentimento subito dopo l'aggressione: lo ha lavato, ha provato a tamponargli le ferite, dargli un antidolorifico e chiamare il numero unico delle emergenze 112. L'uomo è però morto all'arrivo dell'ambulanza. Una volta arrestata e portata in carcere, la donna ha ammesso l'aggressione e precisato di non volerlo uccidere.

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