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L'omicidio di Antonio Bellocco

Si pente Andrea Beretta, capo ultrà dell’Inter in carcere per l’omicidio di Antonio Bellocco: “Parlerò”

Andrea Beretta è stato trasferito dal carcere di Opera per aderire al programma di protezione contro eventuali ritorsioni del clan Bellocco. Il capo della Curva Nord ha deciso di parlare con i magistrati della Dda di Milano.
A cura di Francesca Del Boca
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Ha finalmente deciso di collaborare con la giustizia e parlare così con i magistrati della Dda milanese Sara Ombra e Paolo Storari Andrea Beretta, il capo ultrà dell'Inter che dai primi di settembre si trova in carcere per l'omicidio di Antonio Bellocco, avvenuto davanti a una palestra di Cernusco sul Naviglio.

Beretta ha rinunciato alla difesa dello storico avvocato dei nerazzurri Mirco Perlino, e dopo essere stato trasferito dal carcere di Opera in una località protetta, ha scelto di aderire al programma di protezione per tutelarsi da possibili vendette dei clan vicini ai Bellocco. Una collaborazione che può aprire scenari inaspettati, permettendo di svelare crimini irrisolti come l'omicidio ancora senza un responsabile di Vittorio Boiocchi, storico leader della Curva Nord del Meazza ucciso a colpi di pistola sotto casa nel 2022.

Ma non solo. Le parole di Andrea Beretta, adesso, potranno senz'altro svelare nuovi dettagli nell'ambito della maxi inchiesta Doppia Curva, che ha fatto tremare le tifoserie organizzate di Inter e Milan: in particolare, come e perché il 49enne abbia agevolato l'ascesa ai vertici della Nord di Marco Ferdico e Antonio Bellocco, rampollo della potentissima famiglia di ‘ndrangheta calabrese trapiantato in Lombardia per scalare le posizioni del tifo nerazzurro e, soprattutto, per mettere le mani sul giro di affari illeciti che ruotava intorno a San Siro.

Beretta, dopo l'omicidio di Bellocco, aveva raccontato al pm Paolo Storari e ai carabinieri di aver saputo che il giovane esponente del clan di San Ferdinando aveva progettato di ucciderlo, e per questo avrebbe deciso di "agire" per primo. In mezzo, tra i due, dissidi per la gestione degli affari che ruotavano intorno al merchandising della Nord, ai biglietti e al negozio di Pioltello, con l'accusa di non dividere equamente i guadagni illegali della curva. 

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