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Si opponevano agli sgomberi del Giambellino: tutti assolti dall’accusa di associazione a delinquere

La Corte d’Appello di Milano ha assolto dall’accusa di associazione a delinquere i 9 membri del Comitato abitanti Giambellino-Lorenteggio. Il gruppo era finito a processo per essersi opposto agli sgomberi delle case popolari. Ridotte le altre pene.
A cura di Enrico Spaccini
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Sono stati tutti assolti dall'accusa di associazione per delinquere i nove membri del Comitato abitanti Giambellino-Lorenteggio coinvolti nel processo ‘Robin Hood'. Lo ha deciso il collegio della seconda sezione della Corte d'Appello di Milano, presieduto dal giudice Enrico Manzi, che ha ribaltato la decisione di primo grado e ridotto le condanne per gli altri reati minori fino al massimo di 1 anno di reclusione. Come dichiarato dai difensori Eugenio Losco e Mauro Straini, il Comitato non si sostituiva "allo Stato nell'assegnazione delle case, bensì sopperiva alle carenze dello Stato in un quartiere difficile".

Le accuse e le condanne in primo grado

Gli imputati erano finiti agli arresti domiciliari nel 2018 su disposizione del gip. Per il giudice, infatti, il gruppo era mosso da una "visione anarchica secondo cui sarebbe giusto sottrarre gli immobili sfitti al controllo dell'amministrazione comunale, per riassegnarli a soddisfacimento di una sorta di diritto alla casa". Le rivendicazioni, inoltre, sarebbero andate oltre la "critica e la contrapposizione anche aspra di scelte politico-sociali" del Comune di Milano, di Regione Lombardia e della stessa Aler, e per impedire gli "sgomberi di immobili abusivamente occupati" avrebbero usato "mezzi leciti e illeciti".

Il gruppo, quindi, era accusato di aver "promosso e diretto dal 2014" fino agli arresti del 2018, senza motivi di lucro o guadagno personale, il Comitato abitanti Giambellino-Lorenteggio che si opponeva agli sgomberi delle case popolari nel quartiere alle periferia est di Milano.

Il Tribunale di Milano aveva condannato nel 2022 nove imputati d'età compresa tra i 34 e i 68 anni per i reati di associazione a delinquere, occupazione abusiva, resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento. Inoltre, dovevano anche provvedere al risarcimento del danno patrimoniale a favore di Aler, il gestore delle case popolari. La pena più alta era di 5 anni e 6 mesi, mentre la più bassa a 1 anno e 7 mesi.

La sentenza ribaltata in Appello

Lo scorso 2 ottobre, gli avvocati difensori Eugenio Losco, Mauro Straini e Giuseppe Pelazza avevano chiesto di annullare le condanne escludendo la presenza di un'associazione a delinquere all'interno di un’associazione che aveva lo scopo di organizzare attività benefiche per i ceti meno abbienti del quartiere. Il Comitato, sostengono i legali, non si sostituiva "allo Stato nell'assegnazione delle case, bensì sopperiva alle carenze dello Stato in un quartiere difficile".

Oggi, venerdì 6 dicembre, la Corte d'Appello di Milano ha deciso di accogliere almeno in parte il ricorso della difesa. Tutti i nove imputati sono stati assolti con la formula "il fatto non sussiste" dall'accusa di associazione a delinquere. Per quanto riguarda gli altri reati che sarebbero stati commessi, le pene sono state ridotte al massimo a 1 anno di reclusione.

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