Si cerca l’omicida dell’imprenditore Anselmo Campa, gli amici: “Come tutti aveva dei problemi”
Gli amici sono ancora là, tra il bancone e i tavoli del bar del Circolo Arci di Grumello del Monte, al confine tra Bergamo e Brescia. Solo che adesso non aspettano più di vedere entrare Anselmo Campa. Sono stati proprio loro a trovare morto nella sua casa in paese l’imprenditore 56enne, separato e padre di due ragazze di 13 e 21 anni.
La partita, l’assenza, i timori
“Martedì sera dovevamo vederci per guardare insieme la partita – racconta Alessandro Maffi, uno dei tanti amici di Campa al Circolino -. Lo aspettavamo qui al bar, ma non si è presentato. Sul momento abbiamo pensato che fosse stanco e non avesse voglia di uscire”. È tradizione, tra i frequentatori abituali del Circolo Arci, ritrovarsi la sera per tifare insieme Atalanta. “A dire il vero – precisa Angelo Manenti, che è anche vice presidente del Circolo – Anselmo aveva nel cuore la Juventus, ma pur di stare con gli amici si adeguava… Era un buono, una persona accomodante”. Per Cecilia e Giusy, due sorelle che fanno le bariste come volontarie nel locale di via Roma, Campa era una presenza fissa: “Dalla colazione al mattino, all’aperitivo la sera o la birra durante la partita”. “Spesso veniva qua con le figlie, soprattutto quella più piccola, che va alle medie – ricorda Manenti -, mangiava un panino o un toast, poi magari andava a casa, ma la sera ritornava sempre ed era uno degli ultimi ad andare via. Difficile non vederlo per un giorno intero”. E così, dopo che mercoledì 20 aprile, per tutta la giornata, nessuno lo vede comparire, in serata gli amici iniziano ad allarmarsi: “L’abbiamo chiamato più volte al cellulare, ma niente – dice Maffi -, non era da lui”.
Nell’appartamento la tragica scoperta
“Eravamo preoccupati – continua Maffi -, quindi io e un altro ci siamo decisi ad andare da lui. Abbiamo suonato il campanello, ma non rispendeva nessuno, perciò abbiamo chiesto le chiavi alla moglie di un nostro amico, che andava da lui a fare le pulizie. Quando siamo entrati l’abbiamo visto riverso a terra nel sangue. È stato uno shock. Abbiamo richiuso subito la porta e chiamato i carabinieri”. La caserma si trova giusto a pochi passi dall’abitazione di via Nembrini, ma Anselmo era già morto da un giorno. Ancora parcheggiata fuori dalla palazzina la sua Range Rover nera. Non si sa se, nelle 24 ore intercorse tra l’uccisione e il ritrovamento, la scena del crimine possa essere stata alterata. Le informazioni certe, per ora, sono che Campa è stato colpito alla testa in maniera così violenta da sfondare il cranio: le condizioni del cadavere non hanno permesso invece, a un primo esame autoptico, di indicare quanti siano stati i colpi inferti e con quale arma.
Le ipotesi e i sospetti
“Era una persona solare e tranquilla – ribadiscono più volte gli amici -. Molto generoso: se non potevi pagarti una pizza te la offriva lui, aveva anche regalato il campo da bocce sintetico e una tv nel locale”. “Certo – aggiunge Manenti -, come tutti aveva dei problemi. Si era separato da non molto e stava aspettando di risolvere alcune questioni sul lavoro per andare in pensione”.
Tante piste aperte
In ambito familiare, le analisi si concentrano su due uomini con cui, pare, Campa avesse avuto di recente degli screzi: si tratterebbe del nuovo compagno della ex moglie e del fidanzato della figlia maggiore, entrambi di origine marocchina. Col primo sembra che nelle scorse settimane ci fosse stato un diverbio acceso proprio al circolo Arci, col secondo Anselmo aveva avuto difficoltà a farsi restituire una macchina che gli aveva prestato e che voleva rivendere. A condurre le indagini i carabinieri del nucleo investigativo di Bergamo, coordinati dal pm Maria Esposito, che non escludono nessuna pista.