Sgarbi difende lo stadio Meazza: “Dal ministero non arriverà mai il permesso di buttarlo giù”
"Il Meazza non si tocca e non lo dice Sgarbi ma è la legge". Non lascia spazio a fantasiose interpretazioni il nuovo sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi. Con il dibattito pubblico sulle sorti dello stadio milanese di San Siro che prosegue in questi giorni, e con la sempre viva ipotesi di un trasferimento di Inter e Milan alla ben più disponibile Sesto San Giovanni, Sgarbi ha voluto chiarire la sua posizione in merito.
"Se serve un vincolo lo metterò"
Per lui, più volte sindaco e deputato, ma pur sempre critico d'arte, l'abbattimento dello stadio Giuseppe Meazza per far spazio a un nuovo progetto "sarebbe come buttare giù l'Eur a Roma". Per questo motivo, dato che la struttura risale al 1926, "è naturalmente vincolato": un vincolo che "sarebbe automatico oltre i 70 anni" e che comporta il fatto che quello stadio "non si può buttare giù".
Ma nonostante quello che prevede la legge, e il fatto che "se serve un vincolo lo metterò", per il nuovo sottosegretario alla Cultura per abbattere lo stadio "servirebbe una decisione del ministero". Decisione che "non arriverà mai".
Il parere della Soprintendenza
Tuttavia, come ricorda Repubblica, nel 2020 la Soprintendenza ai beni culturali, rispondendo a una richiesta di parere, aveva detto che San Siro non presenta alcun "interesse culturale". Il motivo risiede nel fatto che se è pur vero che è stato costruito nel '26, in realtà oggi rimangono poco più che residui di quello che era lo stadio originario visto i diversi interventi di adeguamento a cui è stato sottoposto. Ecco perché non rientrerebbe nella tutela del patrimonio.