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Covid 19

Settecento giorni di Coronavirus in Italia: dai turisti cinesi a oggi, un incubo lungo 100 settimane

Il 30 dicembre di quest’anno, allo scadere del 2021, saranno trascorse cento settimane esatte dal primo caso di Covid in Italia, quello che riguardava due turisti cinesi trovati positivi a Roma. In un libro il giornalista Filippo Poletti spiega a Fanpage.it come “l’arrivo del virus ha trasformato il nostro modo di usare le parole”.
A cura di Filippo M. Capra
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Domani, giovedì 30 dicembre, allo scadere del 2021, saranno trascorse cento settimane esatte dal primo caso di Covid in Italia, quello che riguardava due turisti cinesi trovati positivi a Roma. Da quel giorno, il vocabolario della vita di tutti i giorni è cambiato. Lo ricorda in un libro appena pubblicato il giornalista Filippo Poletti che, scrivendo "Grammatica del nuovo mondo", ha ripercorso i settecento giorni bui attraversati dall'Italia. Dalla scoperta del paziente uno al lockdown, dalla seconda ondata al vaccino.

Cento settimane di Covid nel libro "Grammatica del nuovo mondo"

Nel libro di Poletti, edito da Lupetti, grande spazio anche alla Lombardia, suo malgrado protagonista della pandemia, travolta da quasi 35.000 morti (dati aggiornati a ieri) e dal sentimento di impotenza davanti alla tragedia che man mano si stava consumando. In "Grammatica del nuovo mondo", Poletti ricorda come "la prima full immersion dell’Italia nel coronavirus avvenne il 30 gennaio 2020, stesso giorno in cui l’Oms dichiarò la rilevanza internazionale dell’emergenza sanitaria in corso”. Poi, si arrivò alla notte tra giovedì 20 e venerdì 21 febbraio 2020 quando si diffuse la notizia del focolaio di Codogno legato alla vicenda di Mattia Maestri.

Il nuovo vocabolario: da Rt a mani pulite

"La casualità – scrive ancora Poletti – ha voluto che due eventi cruciali nella cronologia del Coronavirus siano accaduti di giovedì, rispettivamente giovedì 30 gennaio 2020 e giovedì 20 febbraio 2020. Sempre di giovedì, il 30 dicembre 2021, ricorrono le prime 100 settimane di coronavirus in Italia". Da lì il vocabolario di tutti i giorni cambiò. Come sottolinea l'autore del libro, "l’arrivo del virus ha trasformato il nostro modo di usare le parole: ci sono aggettivi che hanno invertito la loro valenza (come positivo, diventato un termine negativo) ed espressioni che hanno assunto nuovi significati". Da Rt, passato da Retweet all'indicazione del tasso di contagio, fino a mani pulite, termine da trent'anni (nel 2022 il trentesimo anniversario) utilizzato per l'inchiesta giudiziaria.

Settecento giorni dopo l’arrivo (ufficiale) del Covid in Italia, non solo il mondo che conoscevamo non c'è più, ma anche il modo di comunicare pre pandemia ha lasciato inevitabilmente spazio ad un lessico col quale dovremo interfacciarci per chissà quanto tempo ancora.

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