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Sergio Domenichini, il killer di Carmela Fabozzi, ha diviso la cella con Olindo Romano

L’uomo ha diversi reati alle sue spalle, tra truffe e droga. Ha anche testimoniato durante il processo sulla strage di Erba, dopo aver conosciuto Olindo Romano in carcere. “Un buon vicino di casa”, disse. E a proposito di sé: “Ho chiuso con la vita criminale”
A cura di Francesca Del Boca
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"Un uomo gentile, come un buon vicino di casa", aveva dichiarato pubblicamente Sergio Domenichini a proposito di Olindo Romano, autore insieme alla moglie Rosa Bazzi della strage di Erba. E ancora, a proposito di sé stesso. "Ho chiuso con la vita criminale. Anche se ricominciare da persona onesta non è facile. Anzi a oggi mi sembra quasi impossibile".

Così è stato. E anche peggio. Perché Sergio Domenichini oggi non è più solo un disonesto, ma anche un omicida, con le mani macchiate dal sangue di Carmela Fabozzi. Lo stesso sangue in cui la 73enne di Malnate (Varese) è stata ritrovata riversa in casa dal figlio, con il cranio fracassato da un vaso di ceramica calato con "inaudita violenza". 

La conoscenza con Olindo Romano

Pian piano, emergono continui dettagli sul passato del killer di Carmela Fabozzi. Le tante truffe, le condanne per spaccio di droga, i reati contro il patrimonio e la copertura da volontario in un centro per anziani. Ma, in attesa di chiarire il rapporto che aveva con la vittima e il movente dell'omicidio, è emersa anche la conoscenza con l'autore della strage di Erba Olindo Romano.

I due hanno condiviso la cella, e stretto qui un rapporto di amicizia. Al punto che Domenichini è stato chiamato a testimoniare durante il processo di uno dei casi di cronaca nera più mediatici d'Italia (quattro morti tra cui un bambino di due anni e un ferito grave), conclusosi con la condanna dei due coniugi.

"Ne parlavano tutti bene"

Intanto sono ancora scossi all'associazione Anteas, dove il 66enne, da poco in pensione, prestava da tempo volontariato. "Era umanamente molto vicino alle persone che aiutava, e tutti ne parlavano un gran bene", hanno detto.

Secondo i racconti dei volontari, infatti, l'uomo era sempre disponibile: a fare lunghi viaggi in macchina, a muoversi anche in orari notturni per aiutare gli anziani dell'associazione, a consegnare farmaci a domicilio. Così come ad aiutare le suore con il pane per la mensa: ogni sera, sempre secondo le testimonianze di chi lavorava al suo fianco, arrivava a caricare anche 30 chili di pane sul suo camioncino.

Il ritratto di un uomo buono, volenteroso. Lo stesso che ha ucciso, con un colpo secco alla testa, Carmela Fabozzi.

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