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Sequestrato il tesoro milanese del boss di ‘ndrangheta Antonio Piromalli

I Ros hanno sequestrato il tesoro milanese del boss di ‘ndrangheta Antonio Piromalli: in Lombardia gestiva aziende che facevano affari anche negli Stati Uniti.
A cura di Giorgia Venturini
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Arriva anche il sequestro dei beni per il boss di ‘ndrangheta Antonio Piromalli. Nel mirino dei carabinieri c'era finito nel 2017 a conclusione dell'operazione "Provvidenza", poi il rinvio a giudizio e il processo avevano fatto scattare nei suoi confronti anche una condanna in Appello a 19 anni e 4 mesi di carcere. Ora si sta discutendo il ricorso in Cassazione. Davanti ai giudici ha dovuto rispondere di associazione mafiosa, riciclaggio e intestazione fittizia di beni e truffa aggravata. Cinque anni dopo la chiusura delle indagini i carabinieri del Ros, sia del comando provinciale di Reggio Calabria che di Milano, ha dato esecuzione a un Decreto di Sequestro beni emesso dal Tribunale – Sezione Misure di Prevenzione – di Reggio Calabria su proposta della Direzione Distrettuale Antimafia della Repubblica di Reggio Calabria.

Il nuovo filone di indagini ha svelato il controllo della cosca Piromalli, presente sia al Sud che al Nord, impegnata in una filiera commerciale agricola reggina attraverso il quale ingenti quantitativi di agrumi venivano inviati verso il mercato ortofrutticolo di Milano per la successiva vendita. Ritorna alla cronaca dunque l'inchiesta che svelò la ‘ndrangheta all'interno del grande mercato di Milano: qui i Piromalli gestivano un posteggio di rivendita all'ingrosso di frutta e verdura tramite un'impresa riconducibile proprio all'organizzazione criminale. Questa stessa impresa inoltre serviva ad Antonio Piromalli per commercializzare una partita di agrumi di scarsa qualità che non era stata accettata da nuovi clienti dell’Est Europa: prezzi e condizioni venivano scelti dallo stesso boss. Ma non era l'unica impresa: nell'hinterland milanese i militari hanno individuato anche un'impresa di import-export formalmente di proprietà di una società con sede negli Stati Uniti d’America mentre risultava invece riconducibile direttamente ad Antonio.

"Quest’ultima impresa – spiegano i carabinieri in una nota – era stata in particolare utilizzata, insieme ad altre società operative nel territorio statunitense, per perpetrare una frode alimentare in danno di società americane che operano nel settore della grande distribuzione, attività illecita questa che avrebbe permesso alla cosca, secondo le risultanze allo stato degli accertamenti a fondamento del provvedimento in esecuzione, di realizzare un guadagno complessivo compreso tra i 1,5 ed i 2 milioni di euro". Il legame tra le società americane e quella di Antonio Piromalli era molto stretto: le prime tramite l’intermediazione e il supporto logistico del boss ricevevano diversi container, spediti dal porto di Gioia Tauro, contenenti una miscela di olio di sansa d’oliva che era stata poi rivenduta negli Stati Uniti a grandi  della grande distribuzione come olio extra-vergine d’oliva. In tutto ora i beni sequestrati hanno un valore complessivo di un milione di euro: sono localizzati nelle province di Reggio Calabria e Milano e sono costituiti da 3 complessi aziendali e varie disponibilità finanziarie.

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