Sequestrati 300mila euro in contanti al primario che chiedeva 700 euro per saltare le liste d’attesa
Il primario di Oculistica dell'ospedale di Esine (Brescia) Giovanni Mazzoli si trova agli arresti domiciliari da lunedì 19 giugno. Il 63enne è accusato di truffa aggravata, peculato, falso in atto pubblico e indebita induzione a dare o promettere utilità. Secondo gli inquirenti, si sarebbe fatto dare per anni mazzette dai pazienti per fargli saltare la coda per le visite mediche e per produrre certificati falsi. Durante la perquisizione in casa sua, sono stati trovati 58mila euro in contanti, beni di lusso e altri 281.500 euro in mazzette da 100 e 50 euro custoditi nella cassetta di sicurezza di una banca. All'interrogatorio di convalida dell'arresto davanti al gip, Mazzoli si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Le accuse nei confronti del primario
I primi elementi a suo carico sono stati trovati dai carabinieri del Nucleo operativo radiomobile della Compagnia di Breno in seguito a intercettazioni relative a un altro procedimento. Poi, però, sono proseguite per mesi, fino alla scorsa primavera, quando ormai i militari avevano individuato a suo carico decine di presunti episodi illeciti.
Il primario di Oculistica dell'ospedale di Esine, e libero professionista, secondo i procuratori Donato Greco e Claudia Moregola si sarebbe fatto dare da diversi pazienti mazzette dai 300 ai 700 euro. In cambio, lui gli avrebbe fatto saltare la coda per poter eseguire interventi alla cataratta in tempi celeri.
Gli inquirenti contestano al 63enna anche l'essersi appropriato della quota spettante all’Asst della Valcamonica e di aver redatto certificati medici falsi, necessari per il rinnovo o il conseguimento della patente.
Il sequestro e la perquisizione nell'abitazione di Mazzoli
Nelle scorse ore gli investigatori hanno provveduto al sequestro probatorio per 200mila euro. Durante la perquisizione nell'abitazione di Mazzoli, i carabinieri hanno trovato 58mila euro in contati, una trentina di quadri di valore, diversi orologi di marca e una cantina in cui erano conservate numerose bottiglie di pregio.
Oltre a questi, nella cassetta di sicurezza di una banca erano custoditi in tutto 281.500 euro. La cifra era suddivisa in diverse mazzette da 100 e 50 euro.