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Sequestrati 250 milioni a Tim per la presunta truffa dei servizi a pagamento sui cellulari

Le indagini della Procura di Milano hanno svelato come fosse sufficiente “visitare una pagina web o consultare un’app con il proprio cellulare per ritrovarsi istantaneamente abbonati a servizi che prevedono il pagamento di un canone”.
A cura di Francesca Del Boca
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Foto di repertorio
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Giochini, suonerie, meteo, oroscopi, gossip. Servizi a pagamento mai richiesti dagli utenti che sono costati oggi un sequestro da 250 milioni a Tim (non indagata) e altri 70 ad altre cinque società, di cui una con sede in Spagna.

È il provvedimento che sta eseguendo la Procura di Milano, con il Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi tecnologiche della guardia di finanza di Roma e il Nucleo di polizia economico finanziario della guardia di finanza di Milano, nell'ambito di un’indagine per truffa informatica portata avanti dal procuratore aggiunto Eugenio Fusco e dal pm Francesco Cajani, che segue quella che nel 2020 aveva colpito Wind.

L’indagine, a cui ha partecipato anche la quadra Reati informatici della Procura, riguarda l’attivazione sui device degli abbonati alla compagnia telefonica di “servizi a costo aggiuntivo”, come le suonerie, l’oroscopo, il meteo, i giochi online, ma anche la musica e i video, senza che i consumatori fossero consapevoli di averli attivati sulle proprie schede telefoniche.

Servizi insomma che comportavano un addebito sulla bolletta o sul proprio credito telefonico, e che venivano commercializzati dalle aziende di contenuti (Csp), e poi attivati dall’operatore telefonico (in questo caso Tim) coadiuvato dalle società di piattaforme tecnologiche (Hub), con un sovrapprezzo sulla scheda Sim di utenti ignari, ingannati da fraudolenti banner pubblicitari o persino agganciati senza nemmeno aver cliccato.

Le indagini di Milano “hanno svelato come fosse sufficiente visitare una pagina web o consultare un’app con il proprio cellulare, talvolta con l’inganno di fraudolenti banner pubblicitari e, senza far nulla, per ritrovarsi istantaneamente abbonati a servizi che prevedono il pagamento di un canone settimanale o mensile”, secondo il procuratore capo Marcello Viola. “Un business da svariati milioni di euro".

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