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Sequestrata droga nel carcere Beccaria di Milano: la nascondeva un operatore per spacciarla ai detenuti

Secondo un’indagine della Polizia Penitenziaria, un operatore in servizio presso il carcere minorile Cesare Beccaria di Milano nascondeva la droga da vendere ai giovani detenuti. È l’ennesimo scandalo nell’istituto penitenziario milanese.
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L'istituto penale per minori Cesare Beccaria di Milano
L'istituto penale per minori Cesare Beccaria di Milano

Nella giornata di lunedì 12 agosto gli agenti della Polizia Penitenziaria in servizio presso il carcere minorile "Cesare Beccaria" di Milano hanno sequestrato 93 grammi circa di sostanza stupefacente all'interno dell'istituto penitenziario. La droga era tenuta nascosta da un operatore esterno che svolgeva attività presso la casa circondariale milanese. Secondo gli inquirenti, però, molto probabilmente era destinata a essere spacciata fra i giovani detenuti. Si tratta di un ulteriore episodio che mette in dubbio l'attuale funzionalità del carcere minorile, a maggior ragione dopo l'inchiesta che ha portato all'arresto di molti poliziotti che torturavano i reclusi.

A dare la notizia del sequestro di droga avvenuto nelle mura del Beccaria sono stati, ancora una volta, i sindacati della Polizia Penitenziaria, che Domenico Pelliccia e Giuseppe Merola definiscono "un sano ed efficiente apparato dello Stato, sempre pronto a salvaguardare la sicurezza e l’ordine della collettività e del sistema penitenziario tutto operando spesso in situazioni di criticità organiche e strutturali, ma sempre a difesa de proprio mandato istituzionale".  Ma poi sono gli stessi due sindacalisti a ricordare che "il Beccaria ha purtroppo vissuto dei difficili momenti passati, di varia natura, ma auspichiamo che le condizioni di lavoro e di vivibilità detentiva possano pian piano migliorare e far affermare l'Istituto, storicamente un baricentro di trattamento nelle attività di risocializzazione".

Se oggi, infatti, c'è un operatore che spaccia stupefacenti ai ragazzi, molti dei quali magari hanno anche già avuto problemi con la droga, che dovrebbero fare un percorso di reinserimento sociale probabilmente per trarne un profitto personale, fino a qualche mese fa oltre il trenta per cento dei poliziotti in servizio presso quell'istituto picchiava, torturava e in alcuni casi perfino violentava i giovani detenuti. "Tutto questo serve alla rieducazione di quei giovani, prevista dalla Costituzione italiana, e utile a un loro reinserimento sociale?", si chiedono in molti.

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