Sei ragazzi si sdraiano seminudi davanti al Cpr di Milano: “Chiudete il centro di via Corelli”
Sei giovani si sono sdraiati seminudi davanti al Centro di permanenza per rimpatri di via Corelli a Milano nella mattinata di domenica 25 febbraio. Sono tre ragazzi e tre ragazze dell'Associazione Enzo Tortora – Radicali Milano che, stesi su un asciugamano sopra l'asfalto, vogliono mostrare solidarietà nei confronti dei migranti che il 10 febbraio sono rimasti in mutande sotto la pioggia all'interno del Cpr per protestare contro le condizioni in cui sono costretti a vivere. La richiesta dei giovani è che i cpr vengano chiusi e al presidio hanno aderito anche Azione U30 Milano ed Europa Verde Milano.
"Condizioni di degrado vergognose e inaccettabili"
Davanti al centro di via Corelli sono presenti, oltre ai carabinieri e agli agenti della Digos, anche alcuni consiglieri comunali di Milano. Tra questi, Daniele Nahum che a nome del gruppo consiliare del Pd afferma di aver votato un ordine del giorno, poi approvato, per chiedere al governo guidato da Giorgia Meloni di chiudere i cpr di tutta Italia.
"Vogliamo rendere evidente a una Milano apatica cosa succede nel suo cuore. Perché nessuno e nessuna abbia più alibi, per portare le voci di chi sta dentro fuori dal silenzio e dall'opacità aggressiva che la Prefettura continua a stendere sulla struttura", hanno scritto in un comunicato Raffaella Stacciarini e Marco Ferrario, segretaria e tesoriere dell'associazione Enzo Tortora: "Le condizioni di degrado a cui sono sottoposti i trattenuti, note da tempo, sono vergognose e inaccettabili".
La protesta del 10 febbraio
Due settimane fa, intorno alle 21 di sabato 10 febbraio, alcuni migranti ospitati nel Cpr di via Corelli sono rimasti sotto la pioggia per diverso tempo con solo le mutande addosso. La protesta voleva denunciare le condizioni precarie in cui sono costretti a vivere all'interno del centro.
Sotto accusa c'era l'infermeria, che non esiterebbe a dare sedativi anche ai giovanissimi, ma che nel caso di ferite gravi cercherebbe di non mandare in ospedale il ferito. Poi ancora il cibo considerato "immangiabile" che verrebbe servito dalla società di catering e, più in generale, le "condizioni igieniche indegne" del Cpr.