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“Sei nero, ti ammazziamo”: condannati i trapper Jordan Jeffrey Baby e Traffik

Sono stati condannati il trapper brianzolo Jordan Tinti (nome d’arte Jordan Jeffrey Baby) e il collega romano Traffik, al secolo Giancarlo Fagà. Dovranno scontare rispettivamente 4 anni e e 5 anni di reclusione per rapina aggravata dall’odio razziale: avevano assalito un 42enne nigeriano alla stazione di Carnate.
A cura di Francesca Del Boca
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Jordan Jeffrey Baby e Traffik
Jordan Jeffrey Baby e Traffik (foto da Facebook)

Sono stati condannati il trapper brianzolo Jordan Tinti (nome d’arte Jordan Jeffrey Baby) e il collega romano Traffik, al secolo Giancarlo Fagà.

Dovranno scontare rispettivamente 4 anni e 4 mesi e 5 anni e 4 mesi di reclusione per rapina aggravata dall’odio razziale: lo scorso 10 agosto avevano assalito un 42enne nigeriano nella stazione ferroviaria di Carnate (Monza e Brianza), dopo averlo minacciato con insulti razzisti ("Ti ammazziamo perché sei nero") e dopo aver scagliato la sua bici sui binari.

Alla parte offesa, l'operaio Francis Aliu Yaogeh (a cui un lettore di Fanpage.it aveva poi ricomprato la bicicletta rubata), anche una provvisionale di 10mila euro. 

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I tentativi di suicidio in carcere e la lettera al padre

"Questo ragazzo ogni giorno in più che passa in carcere è sempre più a rischio suicidio", aveva recentemente annunciato Federico Edoardo Pisani, legale del trapper Jordan Jeffrey Baby. Il giovane, infatti, avrebbe tentato due volte di togliersi la vita tra le sbarre dell'istituto penitenziario di Pavia, dove è detenuto dallo scorso agosto. "È stato trovato con un cappio al collo".

Accanto al corpo del ragazzo, una lettera indirizzata al padre. "Ho perso la mia più importante battaglia: quella contro la depressione, che mi affligge da mesi ormai. Non avrei molto da aggiungere, ma allo stesso tempo ho un’infinità di cose", le righe scritte sopra.

"Ma le lacrime che sto versando mentre ti scrivo tutto ciò mi bloccano e limitano a chiederti solo scusa e perdono. Scusa per non essere mai riuscito ad essere il figlio perfetto, né tantomeno mai un buon figlio. Voglio che tu sappia che, anche senza avertelo mai esternato, sei la persona che più ho amato in questa breve ma intensa vita".

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