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Quindicenne bullizzata per anni: “Adulti indifferenti al mio malessere. Bisogna fare qualcosa”

La storia di Hiba, liceale della bergamasca, che negli anni si è rivolta invano a Forze dell’ordine e professori. Oggi si rivolge a Fanpage. La proposta: “Il bullismo rovina la vita, lavoriamo dentro le scuole”
A cura di Francesca Del Boca
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Foto di repertorio
Foto di repertorio

É iniziato tutto alle medie. "Ero contentissima di iniziare quel capitolo della mia vita, non vedevo l'ora. Mi immaginavo i nuovi compagni, le uscite in gruppo, i primi amori. Non sapevo cosa mi aspettava". A parlare è Hiba R., una quindicenne di Dalmine (Bergamo). Si è rivolta a Fanpage per raccontare la propria storia, e soprattutto lanciare un appello agli adulti. "Sono stata bullizzata per anni, ogni giorno. E nessuno ha mai detto o fatto niente di concreto. Soffro ancora di attacchi di panico, non riesco a farmi dei veri amici perché non mi fido più di nessuno. Le cose devono cambiare, non può più accadere quello che è accaduto a me. Parliamone di più, dobbiamo fare qualcosa".

La storia di Luna

Il primo anno di scuole medie Hiba si trova in classe con due ragazzi. A cominciare è uno, con quelle che apparentemente sono delle "battute": la prende in giro perché è "stupida", e intorno a lui ridono tutti. Poi diventa sempre più martellante, più insistente. Da "stupida" diventa anche "deficiente", "minorata mentale", "idiota". Poi gli insulti passano anche all'aspetto fisico, "cessa", "sei orrenda, vai a nasconderti", "fai schifo". E alle sue origini: "cosa ci fai in Italia? Qui non ti vuole nessuno", "tornatene in Marocco con il gommone". L'altro ragazzo lo spalleggia, sono in due e non smettono più. La tormentano, la inseguono. Per anni. "Io mi vedevo come mi vedevano loro. Pensavo e penso tuttora di non valere niente, di essere brutta. Di dire sempre le parole sbagliate". Fino a che non arrivano anche alle mani. Hiba piange di continuo. "Mi sentivo in colpa". Va al Pronto soccorso due volte per gli attacchi di panico, non dorme. "Stavo malissimo, avevo i brividi, tremavo". Così, tra botte e insulti senza sosta, una persecuzione che sembra non avere mai fine. A finire a un certo punto sono le medie, ma al liceo la situazione non migliora. "Adesso non mi fido più di nessuno, basta pochissimo a farmi scoppiare in lacrime. Ho paura di tutto. Ho paura di aprirmi e confidare i fatti miei, perché penso che possano essere usati per farmi del male".

Le richieste di aiuto

E sì che Hiba ci ha provato tante volte, ad aprirsi davanti agli adulti. "La preside ha sempre girato la faccia dall'altra parte, nonostante mia madre sia andata più volte a parlarle perché la situazione a casa era diventata insostenibile". Neanche con la denuncia ai carabinieri si risolve qualcosa. "Mi ascoltavano distratti, e mi hanno detto che difficilmente questo genere di vicende finisce in tribunale". La psicologa, "mi diceva di portare pazienza, di lasciar perdere e di pensare che anche loro, poverini, avevano dei problemi". I genitori dei bulli, indifferenti. "A quest'età succede". La frase che ripetono tutti, professori o parenti. "Capita, bisogna aver pazienza. Vedrai che passerà".

L'appello a Fanpage

"L'indifferenza mi fa rabbia", si sfoga Hiba. "Queste cose succedono di continuo, e nessuno fa niente. Mi rivolgo a Fanpage perché vorrei si parlasse ancora di più del bullismo che rovina la vita delle persone. Non bisogna pensare che sia normale. Bisogna prendere provvedimenti concreti". Al momento l'unica strada certa è quella della giustizia, che però ha un decorso molto lento e che non prevede comunque una fattispecie legislativa per il bullismo. Esistono, tuttavia, diversi reati che sono associabili a tale prevaricazione. "Forse bisognerebbe partire dalla scuola". Magari pensando a un protocollo ben preciso e condiviso, che preveda azioni concrete. Per altre segnalazioni sul tema e non solo, sul sito di Fanpage.it.

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