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Secondo il sindaco Rapinese le persone muoiono annegate nel lago di Como per loro responsabilità

Dopo aver sostenuto che il Comune non può fare nulla di più per evitare che le persone anneghino nel lago di Como, Alessandro Rapinese rincara la dose e sostiene che la responsabilità sia degli stessi morti.
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Soltanto qualche giorno fa, il sindaco di Como ha detto con molta chiarezza che il Comune non può fare di più di quanto ha già fatto per evitare le morti nel lago. La frase aveva suscitato non poche polemiche, soprattutto perché arrivava dopo ben quattro decessi per annegamento in quel bacino d'acqua, compreso quello di una bambina di 11 anni. Ma Alessandro Rapinese ha addirittura rilanciato: non solo la responsabilità non può essere in alcun modo attribuita all'amministrazione, ma addirittura sarebbe dei diretti interessati. E cioè dei morti.

"I dati che stiamo analizzando – spiega Rapinese al quotidiano locale La Provincia – ci dicono che in molti casi gli annegamenti hanno quali vittime persone che si sono immerse pur non sapendo nuotare. In questi casi la responsabilità del Comune è nulla e francamente non riesco nemmeno a comprendere come persone adulte possano mettersi in tali condizioni di rischio. Se poi il decesso avviene in zone dove è ben indicato, per il tramite di cartelli scritti in più lingue, il divieto di balneazione, anche qui, la responsabilità dell’individuo non può ricadere sull’amministrazione".

Il Comune di Como, come quelli limitrofi, non ha infatti alcune responsabilità penale di questi annegamenti, se è confermato – come sembra – che tutti i divieti e i pericoli siano ben indicati. Ciò non toglie, però, che spetti all'amministratore pubblico adottare tutte le strategie necessarie per evitare quanti più rischi è possibile. È per questo che non ci si poteva accontentare di quanto aveva dichiarato Rapinese: "Fare più di così è impossibile".

Ma soprattutto non si può dare la colpa dei decessi agli stessi morti, ritenendoli semplicemente irresponsabili, a maggior ragione se in appena sette giorni sono morte ben quattro persone. A quel punto diventa un fenomeno che gli amministratori sono tenuti ad analizzare, a comprenderne le ragioni e trovare e mettere in atto tutte le soluzioni possibili al fine di evitare che ricapiti. Non possono certo limitarsi a dire che la colpa è da attribuire alle vittime stesse.

E su questo Rapinese tenta un paragone azzardato: "Chi decide di passare con il rosso, oltre ad essere sanzionabile, è anche l’unico e vero responsabile del rischio che, senza un perché, ha deciso di correre e di far correre a chi invece fosse correttamente passato con il verde". Ma il sindaco, eletto con una lista civica di Destra, dimentica che negli anni si è riusciti a convincere (e finanche costringere) a mettere il casco e le cinture di sicurezza al fine di tutelare la sicurezza dei singoli. E non ci si è limitati a dire "peggio per lui/lei" a chi non voleva rispettare la regola.

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