Secondo il Comune di Milano colf, badanti e baby sitter dovrebbero guadagnare 4,50 euro l’ora
Lo stipendio minimo per baby sitter, badanti o colf? Per il Comune di Milano parte da 4,50 euro lordi l'ora. È la cifra suggerita sul sito di WeMi, il portale che "aggrega l'offerta di servizi di welfare erogati dal Comune di Milano e da una rete qualificata di associazioni, cooperative e imprese sociali del territorio": sulla piattaforma pubblica, accessibile attraverso Spid o carta d'identità elettronica, è possibile infatti candidarsi gratuitamente per lavorare nell'ambito della "cura delle persone care, dei bambini e della casa" o mettersi alla ricerca di professionisti da assumere. Il servizio è dedicato alle famiglie che sono alla ricerca di un aiuto domestico, e che in questo modo possono avere informazioni, orientamento e consulenza per cercare supporto.
Il menù che compare sulla pagina web dello sportello WeMi a chi cerca lavoro come "assistente familiare", così, chiede inizialmente di barrare le opzioni relative alle "ore massime alla settimana" in cui un candidato sarebbe disponibile a lavorare: da 25 a 40 ore, da 15 a 25, da 6 a 15, da 1 a 5. Poi la richiesta di selezionare lo stipendio orario che si è disposti ad accettare. La prima opzione: 4,5 euro per ogni ora lavorata, fino a 6 euro all'ora. Minimi salariali sicuramente insufficienti a garantire "un'esistenza libera e dignitosa a sé e alla famiglia", come evidenziato dall'articolo 36 della Costituzione.
Della vicenda, denunciata da LaPresse, verrà interessato in prima persona l'assessore al Welfare del Comune, Lamberto Bertolè. Nel frattempo, dal portale online, è scomparsa l'opzione che riguarda la retribuzione in denaro per chi si candida come baby sitter, colf o badante a Milano.
"C’è stato un ritardo nell’aggiornamento di alcune pagine web del sistema, tra cui quella che ha lo scopo di supportare famiglie, lavoratrici e lavoratori domestici nella simulazione dei costi e delle spese per l’avvio di un contratto", fa sapere intanto Palazzo Marino in una nota. La piattaforma, infatti, sarebbe "oggetto di una profonda ristrutturazione attraverso una procedura di coprogettazione che è in corso proprio in questi mesi".
E ancora. "In diverse altre pagine del portale vengono, infatti, correttamente riportate le cifre stabilite dal nuovo contratto nazionale del lavoro domestico, a cui, in ogni caso, gli operatori fanno sempre riferimento nell’erogare le consulenze", ha spiegato il Comune di Milano.