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Seconda udienza per l’omicidio di Yana Malaiko, la 23enne uccisa dall’ex fidanzato: “Lui l’aveva già picchiata”

Durante la seconda udienza del processo a Dumitru Stratan, l’uomo accusato di aver ucciso l’ex-fidanzata Yana Malaiko, è stata ricostruita la vicenda. Sentito l’ultimo affetto della vittima: “Stratan era violento, l’aveva già picchiata”.
A cura di Matilde Peretto
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Yana Malayko
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Seconda udienza del processo contro Dumitru Stratan, l'uomo di 35 anni che ha ucciso l'ex-fidanzata Yana Malaiko, 23enne di origine ucraina, nel gennaio 2023 a Castiglione di Stiviere, in provincia di Mantova. È accusato di omicidio volontario aggravato e di occultamento di cadavere. In questa udienza presso la Corte d'Assise di Mantova sono stati sentiti Andrei Cojocaru, ultimo affetto della ragazza, e Claudio Zanon, comandante del nucleo dei carabinieri di Mantova. L'intera vicenda è stata ricostruita. I difensori sostengono che non ci sia premeditazione da parte di Andrei Cojocaru. Il padre della vittima e il suo legale, invece, credono che ci sia e chiedono l'ergastolo.

L'omicidio di Yana Malaiko

Yana Malaiko è stata uccisa nella notte tra il 19 e il 20 gennaio 2023 a Castiglione delle Stiviere in un condominio in piazzale della Resistenza. Il suo corpo è stato messo in una valigia e gettato in una strada di Lonato. È stato ritrovato 11 giorni dopo sotto dei rovi. Il responsabile è l'ex fidanzato Dumitru Stratan, 35enne, che ha confessato l'omicidio alla sorella ("Ho ucciso Yana", le ha detto), per poi ritrattare dicendo che stava parlando per metafore.

L'uomo si trova in carcere dal gennaio scorso. Viene descritto come un bevitore e, forse, un consumatore di stupefacenti. Era violento: aveva più volte strattonata Yana e anche la ragazza che aveva prima della vittima. Questa ha raccontato, durante la seconda udienza di ieri, giovedì 2 maggio, che una volta Stratan l'aveva riempita di botte.

La seconda udienza del processo a Stratan

Dumitru Stratan è accusato di omicidio volontario aggravato e di occultamento di cadavere. Durante la seconda udienza del processo, iniziato lo scorso aprile, i legali del padre di Yana Malaiko chiedono l'ergastolo e sostengono che ci sia premeditazione. La difesa, invece, sostiene che l'omicidio non sia stato premeditato, ma il tragico epilogo di una lite violenta. Saranno i giudici della Corte d'Assise di Mantova a stabilirlo.

L'ipotesi della premeditazione si basa sulle minacce che Stratan rivolgeva all'ex-fidanzata. Una volta le aveva detto che l'avrebbe uccisa se l'avesse vista in compagnia di un altro uomo. Inoltre, l'aveva chiamata nell'appartamento in piazzale della Resistenza (dove Yana è stata uccisa) con la scusa di ridarle il cagnolino malato che per la vittima era come un figlio. Infine, c'è la questione delle telecamere: nel tavolo dell'appartamento in cui Yana è stata uccisa ce n'erano due, entrambe finte. Ma questo Stratan poteva non saperlo e quindi ha deciso di disattivarle.

Le due testimonianze in aula

Durante la seconda udienza in aula è stato sentito Andrei Cojocaru, trentenne di origine moldava, ultimo affetto della 23enne. Racconta di come aveva conosciuto Yana Malaiko e di come lei avesse deciso di chiudere la sua relazione con Startan. L'uomo era un violento, ma la giovane donna si preoccupava sempre per lui (aveva paura che tentasse il suicidio e che rischiasse l'overdose). Per questo la sera del 19 gennaio è andata all'appuntamento con Stratan ed era tranquilla. Ad Andrei aveva anche scritto di stare tranquillo e di andare a dormire.

In aula, è stata riportata anche la testimonianza di Claudio Zanon, comandante del nucleo informativo dei carabinieri di Mantova. Ha ricostruito la vicenda dell'omicidio e dell'occultamento del cadavere di Yana Malaiko. Dopo averla uccisa, Stratan ha messo il corpo della giovane in un involucro, lo ha caricato in auto e ha guidato fino a Lonato. Poi, ha abbandonato il cadavere. Nelle prossime 4 udienze previste, saranno i giudici a stabilire l'esito di questa triste vicenda.

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