“Se Alessia Pifferi ha preso in giro tutti, anche me, lo scopriremo”: parla l’avvocata Pontenani, ora indagata
Le psicologhe che hanno eseguito i test su Alessia Pifferi dopo il suo arresto e l'avvocata Alessia Pontenani che la difende dallo scorso marzo sono indagate per falso ideologico. Le accuse sono state mosse dal pubblico ministero Francesco De Tommasi, che fin dall'inizio segue il caso. Il sostituto procuratore ha più volte ribadito in aula che "le psicologhe del carcere hanno manipolato la donna".
Il Pm accusa un cambio di rotta sulle relazioni delle psicologhe nel corso di pochi mesi, per questo ha sollevato il dubbio che ci sia stato un accordo tra professioniste (psicologhe e avvocata) e la Pifferi. Nel dettaglio sarebbero stati somministrati ad Alessia Pifferi due esami diagnostici usati per valutare le sue capacità mentali: il Thematic apperception test e il test delle macchie di Rorschach con il fine di valutare il quoziente intellettivo della detenuta. Resta però da chiarire perché questi test sono stati fatti dalle psicologhe del carcere, che dovrebbero occuparsi unicamente di valutare la compatibilità con il regime carcerario.
E ancora: i diversi colloqui hanno avuto risultati diversi rispetto ai primi effettuati nei giorni immediatamente successivi all'arresto e quelli successivi. Tutto ora potrebbe essere confermato o meno dalla perizia decisa dal giudice: la relazione verrà depositata a febbraio e discussa poi in aula nell'udienza del 4 marzo.
A Fanpage.it ha spiegato quello che sta succedendo l'avvocata Pontenani, indagata insieme alle psicologhe di falso ideologico.
Perché è stata accusata di falso ideologico? Quando ha preso l'incarico come avvocato della difesa erano già stati fatti tutti i test sull'indagata?
Io sono diventata l'avvocata di Alessia Pifferi il 21 marzo. Le psicologhe hanno mandato alla Corte d'Assise la relazione conclusiva il 3 maggio, quando avevo già preso l'incarico, ma i test erano stati fatti prima. L'8 maggio io ho chiesto la cartella clinica della signora Pifferi, che mi hanno consegnato il 9 maggio. Il giorno successivo l'ho inoltrata al pubblico ministero De Tommasi, precisando che la detenuta sarebbe stata da sottoporre a perizia psichiatrica. Sono subito stata convocata in Procura. Per fortuna ho tutto scritto.
Ha mai sentito le psicologhe?
Abbiamo avuto un'unica telefonata il 14 gennaio scorso. Ma questo non vuol dire che ci siamo messe d'accordo su qualcosa.
Con le psicologhe abbiamo parlato della perizia ma non dei test fatti subito dopo l'arresto. Non sono mai stata in combutta con le psicologhe. Con loro però non ho il divieto di parlare. Una cosa è certa: se la perizia sulla Pifferi dimostrerà che non ha un quoziente intellettivo basso vuol dire che avrà preso in giro tutti.
Se ora lei rinunciasse al mandato, cadrebbero queste accuse nei suoi confronti?
No, io e le psicologhe siamo accusate di falso. Si è aperto un procedimento parallelo a quello di Alessia Pifferi.
Oltre all'accusa di falso ideologico, cosa le contestano?
Mi contestano l'eccessivo clima di affetto nei confronti di Alessia Pifferi. Ma è stata abbandonata da tutti: parliamoci chiaro, non porto soldi e mando vestiti a tutti i miei assistiti.
Quando ho ritirato la cartella e ho visto il risultato del test che diagnosticava un ritardo mentale, ho sgranato gli occhi. Dopotutto se non avesse avuto un ritardo mentale non può aver fatto volontariamente quello che ha fatto.
Ha avuto delle conseguenze ora dopo queste accuse nei suoi confronti?
Sì, sia a noi che alle psicologhe. Se poi la Pifferi ha preso in giro tutti, anche me, lo scopriremo. Ma ho la coscienza pulita.
La perizia è stata appena terminata: saranno i professionisti a confermare o meno il quoziente intellettivo di 40. Se confermassero i precedenti test, l'accusa nei vostri confronti cadrebbe?
Certo. Anche se avesse 50 o 60, cambia poco. Unica cosa è che ora la Pifferi ha capito cosa è successo: si è spenta più di prima perché ha capito di aver ucciso la figlia e ha vissuto un anno e mezzo in carcere da sola.