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Scritte omofobe sull’auto, la denuncia di Marco Crestanello: “Voglio aiutare chi li subisce ogni giorno”

Marco Crestanello, commerciante di Dazio in Valtellina, ha trovato sulla sua macchina fogli con insulti omofobi e ha deciso di denunciare l’episodio, ricevendo centinaia di messaggi di solidarietà: “Voglio aiutare chi li subisce ogni giorno”, spiega a Fanpage.it.
A cura di Enrico Spaccini
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Marco Crestanello
Marco Crestanello

Marco Crestanello vive a Dazio, un piccolo borgo della Valtellina, da 15 anni. Con il suo compagno Andrea gestisce un negozio di abbigliamento nel centro della vicina Morbegno. Come ogni sabato sera, anche lo scorso 19 marzo aveva parcheggiato l'auto a poche decine di metri da casa dopo una giornata di lavoro. Quando il lunedì mattina dopo è andato a riprendere la macchina, ha notato sotto i tergicristalli due fogli. "Avrei potuto far finta di nulla e strappare i biglietti", ha raccontato Marco a Fanpage.it: biglietti grandi come degli A4 e che riportavano insulti omofobi e minacce (‘fr… r.. in c… vattene', ‘cul… fallito fai schifo vattene').

In passato altri episodi isolati

"Quando sono andato a denunciare dai carabinieri mi hanno detto di aspettare qualche giorno prima di parlarne. In questo modo potevano svolgere le loro ricerche nel migliore dei modi". Poco più di una settimana dopo, ha deciso di pubblicare le foto di quegli insulti sul suo profilo Facebook. La sua storia personale è una novità nella piccola Dazio. Nato e cresciuto a Milano, da quattro anni convive con il suo compagno. Ma prima era stato sposato e ha una figlia di 7 anni. "Dopo che ho rivelato il mio orientamento sessuale ci sono stati alcune piccole manifestazioni di omofobia", racconta Marco, "capitava che nei mesi scorsi qualcuno suonasse al citofono di notte per poi scappare. Li sentivo ridere e poi correre via dalla mia finestra". Come questo altri episodi simili, ma tutti isolati. "Ripensandoci adesso forse mi sarei dovuto aspettare un qualcosa del genere".

"Non avessi denunciato lo avrebbero rifatto"

Sebbene i comuni della Valtellina dove vive e lavora siano piccole realtà di montagna, Marco non ha idea di chi possa essere stato a scrivere quelle frasi. "Con il mio lavoro conosco centinaia di persone. Non ho mai avuto nemmeno una discussione diretta con qualcuno". La zona dove aveva parcheggiato la macchina non ha telecamere di sicurezza. Inoltre, avendola lasciata il sabato e ripresa il lunedì, non si sa bene nemmeno quando sia successo. "So bene che probabilmente non li troveremo mai, ma se non avessi denunciato probabilmente lo avrebbero rifatto", spiega il commerciante.

Scuse e supporto

Nelle ore successive a quel post su Facebook in molti hanno scritto a Marco messaggi per supportarlo. Tra gli altri, anche il sindaco di Morbegno Alberto Gavazzi ha commentato, dichiarando che "il problema culturale c'è ancora e su questo dobbiamo interrogarci". Quella di Dazio è una comunità composta da persone che vivono là da decenni. "L'apertura mentale qua è diversa da quella di una grande città come Milano", ammette Marco che però racconta di persone che gli hanno confessato privatamente di sentirsi in imbarazzo per quello che è successo. Attraverso i social, poi, alcuni ragazzi gli hanno scritto dicendo di non avere il coraggio di fare come lui. "Ho deciso di parlarne perché voglio aiutare chi subisce queste cose ogni giorno e non riesce a uscirne". La risonanza del suo gesto è stata tale da far diventare un caso di cronaca locale un esempio a livello nazionale. "Il messaggio che voglio far passare è essenzialmente uno solo: non è sempre necessario andare a denunciare alle forze dell'ordine qualunque cosa. A volte può essere sufficiente dirlo a un amico, o pubblicare gli insulti che si ricevono come ho fatto io".

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