Scoppia un incendio in una cella a San Vittore: detenuto di 18 anni muore carbonizzato
Un 18enne è deceduto nella notte tra giovedì 5 e venerdì 6 settembre nella cella del carcere di Milano San Vittore dove era recluso. Stando a quanto riportato dall'organizzazione sindacale Uil della polizia penitenziaria, il ragazzo sarebbe morto in seguito a un incendio. L'intervento degli agenti di sorveglianza hanno permesso di salvare l'altro giovane detenuto che si trovava nella cella insieme a lui e di evitare che le fiamme si propagassero in altre aree della casa circondariale. Il pm di turno, Carlo Scalas, ha aperto un'indagine.
L'incendio scoppiato all'interno della cella
Secondo a quanto ricostruito finora, ad appiccare l'incendio da un materasso sarebbe stato proprio il 18enne, di origine egiziana, insieme al suo compagno di cella. Un gesto non raro, che solitamente viene compiuto in segno di protesta. Probabilmente i due hanno perso il controllo delle fiamme, che hanno finito per investire e carbonizzare il 18enne intorno alla mezzanotte del 6 settembre. Il compagno di cella non è rimasto ferito.
Per Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria, non dovrebbe trattarsi dunque di suicidio, "ma è un'altra morte che si aggiunge ai 70 detenuti e ai 7 agenti che si sono tolti la vita dall'inizio dell'anno". Una "crisi senza precedenti", commenta De Fazio, con questo ultimo episodio avvenuto a San Vittore dove i detenuti sono "letteralmente stipati 1.100 detenuti, a fronte di 445 posti disponibili, con un sovraffollamento di oltre il 247 per cento".
La Procura di Milano ha aperto un'inchiesta su quanto accaduto. Il fascicolo, in mano al pm di turno Carlo Scalas, non ha ancora un'ipotesi di reato. Si attendono, infatti, le relazioni della polizia penitenziaria e in seguito sarà disposta anche l'autopsia.
"Va riorganizzato l'intero sistema"
Oltre al sovraffollamento dei detenuti, c'è da fare i conti anche con la carenza di personale. Il sindacato afferma che nel carcere milanese sono in servizio ad oggi 580 persone, tra agenti, addetti agli uffici e ai servizi vari, mentre la casa circondariale richiedere almeno 700 lavoratori.
"Va immediatamente deflazionata la densità detentiva", afferma De Fazio, "sono 15mila i detenuti oltre la capienza, necessita potenziare il Corpo di polizia penitenziaria, mancante di oltre 18mila unità, va assicurata l’assistenza sanitaria e psichiatrica, vanno rese salubri e sicure le strutture. E va riorganizzato l’intero sistema".